21 GIUGNO 2021
di Paolo Foschini
Care, cari,
bentrovate e bentrovati come sempre. Questa settimana cominciamo dalla fine, in molti sensi. Per prima cosa con una parola di gratitudine e ringraziamento per la nostra amica e grande scrittrice Vivian Lamarque, che nel prossimo numero di Buone Notiziededica un pezzo meraviglioso all’importanza della gratitudine del ringraziamento. Per questo il link con l’anticipazione del numero in uscita, che di solito mettiamo in coda alla nostra Newsletter, questa volta vogliamo metterlo qui. E a proposito, scusate se approfittiamo: quello di domani è un numero speciale, perché Buone Notizie ha aderito al progetto “Towards Equality” che mette insieme 14 giornali di tutto il mondo impegnati a raccontare le buone pratiche sulla (difficile) via dei pari diritti di genere. In edicola, sempre gratis col Corriere, ne troverete un’ampia antologia.
Sempre risalendo dalla fine: nella Newsletter di oggi il record degli Usa sulle donazioni (471 miliardi di dollari nell’anno della pandemia, mai cosi tanti, e non solo per la sanità ma per tutto: su questo abbiamo da imparare);  poi il progetto “Sport for All” di Fondazione Èbbene e Fondazione Milan; la polemica per il ddl Rufa sul 5 per mille (leggete il punto di Claudia Fiaschi sulla questione); infine (cioè qui di seguito) il progetto Involve di Legambiente sull’inclusione dei rifugiati (ieri è stata la loro Giornata mondiale).
Non dimenticate, per concludere davvero, l’appuntamento con Senso Civico, la web serie che mercoledì alle 11 di mattina arriverà su Corriere.it alla tredicesima puntata. Questa settimana in primo piano Luca Argentero e la Casa di accoglienza delle done maltrattate.  Al link qui di seguito vi riproponiamo, se l’avete persa, la puntata di mercoledì scorso con Maria Grazia Cucinotta e il suo impegno Con i Bambini per Fondazione Con il Sud.
Se ne avete voglia, naturalmente, continuate a scriverci le vostre opinioni e segnalazioni – grazie di nuovo in anticipo – al solito indirizzo: buonenotizie@corriere.it
Buona lettura. 
Local Community Hub
La strada del dialogo
tra i rifugiati e noi
Redazione Buone Notizie
“La pandemia dovuta al Covid-19 ha evidenziato come le fragilità sociali e le disuguaglianze non abbiano colore,lingua o provenienza geografica, eppure sono sempre i Paesi più poveri a subire le maggiori conseguenze”. E’ la riflessione con cui Fabio Brandoni, coordinatore del progetto Involve di Legambiente, ha sintetizzato il senso della Giornata mondiale del rifugiato che si è tenuta ieri e le cui tematiche sono state anche al centro del pensiero domenicale di papa Francesco.
Le iniziative della Giornata sono state molte e abbiamo scelto di seguirne una – quella appunto del progetto Involve – che mettendo insieme le esperienze di varie città europee ha unito momenti di racconto delle proprie attività con altri dedicati soprattutto alla condivisione di una “rete”, proprio perché questo più che mai è un tema in cui nessuna soluzione è possibile se non cercata e praticata insieme, tra Paesi e tra persone.
Il progetto va avanti da circa due anni e mezzo e sperimenta un modello di inclusione sociale che coinvolge istituzioni locali e società civile per la valorizzazione del territorio in 7 località tra Italia, Francia e Germania: realtà di integrazione virtuosa e positiva, esperienze diverse rispetto a quelle che normalmente trovano spazio sulle cronache.

 

Da Rovigo a Berlino, da Paestum a Saint-Aulaye, da Scicli a Veynes: sono città di dimensioni diverse dove da tempo risiedono numerosi migranti non ancora pienamente integrati nel tessuto sociale locale, ma in cui le esperienze di incontro e condivisione realizzate tra migranti e residenti nei “Local Community Hub” – questa l’invenzione chiave del progetto – testimoniano “l’efficacia del volontariato ambientale e culturale nei percorsi di integrazione e condivisione culturale e civile”.

 

I vari percorsi di recupero e valorizzazione del patrimonio non si sono mai completamente fermati nemmeno durante la pandemia: dai corsi di cucina ai  workshop di artigianato e giardinaggio hanno coinvolto circa 7mila persone in 19 progetti diversi nei tre Paesi, mettendo insieme 35 amministrazioni locali e 70 organizzazioni della società civileUn’esperienza ben documentata anche dalle immagini di un breve video dalle 7 località coinvolte.

 

“Forse dovremmo approfittare dei momenti che abbiamo condiviso e delle riflessioni che da più parti abbiamo ascoltato durante la Giornata mondiale del rifugiato – ha detto Brandoni – per iniziare a scardinare le categorie con cui guardiamo agli altri e entrare nell’ottica che il rapporto tra Nord e Sud del mondo non può risolversi con muri o porti chiusi o frapponendo barriere reali o culturali. I nostri Local Community Hub sono i luoghi dove migranti e locali si incontrano e si confrontano. Donne, uomini, bambini che abitano i territori, ognuno col proprio bagaglio di vissuto e bisogni per realizzare insieme piccole o grandi esperienze di relazione e partecipazione civica immaginando una nuova e più inclusiva forma di cittadinanza”.

 

Il progetto Involve, di cui Legambiente è capofila, coinvolge anche  Solidarités Jeunesses, Ccvics (Comitato di coordinamento per il volontariato internazionale) e Icja (Scambio di volontariato nel mondo). Costruisce e sperimenta un modello di inclusione sociale coinvolgendo le istituzioni locali insieme alla società civile costituita da popolazione autoctona e da immigrati che contribuiscono insieme alla valorizzazione del territorio. Qui i video (da 2 a 10 minuti e nelle tre lingue) da tutte le località coinvolte nei tre Paesi. 
Per approfondire il tema delle migrazioni, dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Europa potete vedere qui la sintesi dell’Unhcr. Qui invece i dati sulla presenza di cittadini non Ue in Europa.

Forze dell’ordine
e 5 per mille:
fine giusto, mezzo sbagliato
Redazione Buone Notizie
Cos’è il 5 per mille, se non altro a forza di spot e manifesti a raffica che in questoi periodo ci arrivano da associazioni grandi e piccole, lo sanno tutti: un modo per destinare una piccola parte delle nostre tasse a qualcuno, scelto da noi, che si impegna per gli altri. Associazioni di volontari, onlus, Terzo settore. Fa discutere pertanto il disegno di legge presentato dal senatore leghista Gianfranco Rufa, già approvato in prima lettura dall’Aula del Senato, che proprio con i fondi del 5 per mille vorrebbe  finanziare un fondo assistenza per il personale in servizio delle Forze dell’Ordine e sostenere i congiunti dei deceduti per causa di servizio o in servizio: nobile causa – è il commento di molti – ma bisogna proprio finanziarla togliendo soldi al volontariato?
“Il ddl Rufa – sottolinea infatti Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore (nella foto) – non rispetta le finalità volute dal Legislatore per il 5 per mille, pensato per sostenere le organizzazioni che perseguono attività di interesse generale e cioè rivolte all’insieme della collettività e non a beneficio di singoli cittadini, per quanto meritevoli”. Quel che chiede al Parlamento il Forum è un ripensamento.
La nuova norma in discussione, secondo il Forum, andrebbe a stravolgere la funzione del 5 per mille, confondendo la meritorietà di una causa e la finalità della fiscalità generale. “Le valutazioni su questa iniziativa di legge – precisa Fiaschi – non c’entrano nulla con il giudizio nei confronti della Polizia, dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco e della Polizia Penitenziaria, che svolgono un grandissimo lavoro. Ma il 5 per mille è uno strumento improprio ed inadeguato per questo scopo. Con questo criterio sarebbero numerosissime le categorie di cittadini meritevoli: perché non sostenere i congiunti dei medici, degli infermieri e dei volontari morti nel loro impegno contro il Covid-19, oppure i congiunti dei morti sul lavoro? L’elenco potrebbe essere lunghissimo. Ma la previdenza e l’assistenza sociale sono finanziate dalla fiscalità generale e non dalla disponibilità dei singoli contribuenti. Le già insufficienti risorse del 5 per mille a poco servirebbero se fossero ulteriormente frammentate: sarebbero modeste per le famiglie delle forze dell’ordine ma vitali per tanti progetti sociali spesso sostenuti unicamente dalle campagne di donazione”.
“Una possibilità per sostenere la causa dei familiari di personale deceduto in servizio – precisa peraltro la portavoce del Forum – vi è già: basta costituire un’associazione che svolga questa attività, iscriversi al registro del 5 per mille ed ottenere il sostegno dei contribuenti. D’altronde – conclude Claudia Fiaschi – sono già diverse decine le associazioni di volontariato già iscritte che operano a sostegno degli appartenenti alle Forze dell’Ordine e delle rispettive famiglie”.

Bambini e periferie,
“Sport for All”
L’inclusione fa squadra
di Elisa Furnari *
Quando l’esclusione sociale travolge i bambini il rischio è più alto. E’ il futuro ad essere contaminato, la speranza del cambiamento. E’ una delle sfide più impegnative che Ebbene si trova ad affrontare, specie quando il terreno sono le periferie, quelle delle città ma anche quelle sociali, è un terreno ancora più insidioso quando le variabili sono le disabilità o le differenti abilità, quando l’istruzione e la formazione sono elementi occasionali della vita di un bambino, quando “dietro l’angolo” c’è la criminalità pronta a crescere nuove leve.
Negli ultimi anni abbiamo sperimentato che c’è uno strumento vincente per dialogare con i bambini più fragili: è lo sport. Grazie alla collaborazione con Fondazione Milan, per il secondo anno consecutivo, abbiamo avuto la possibilità di portare nelle periferie un progetto che mette al centro le abilità e non le disabilità di ciascuno, trasformando campetti di calcio, e non solo, in laboratori di Prossimità. Sono questi gli assi su cui ruota Sport for All, il programma di Fondazione Milan che attraversa l’Italia per dare a tutti i bambini e ragazzi che vivono una fragilità l’opportunità di sentirsi “campioni” e che in Sicilia si incontra con l’esperienza di Prossimità di Fondazione Èbbene
La settimana scorsa nel difficilissimo quartiere di San Cristoforo a Catania dove essere in trincea è vivere la quotidianità a tagliare simbolicamente il nastro del progetto, già avviato ma non inaugurato a causa del Covid, c’erano tutti gli attori che possono consentire la creazione di occasioni di futuro generativo. C’era la Fondazione Milan che sostiene il progetto con il suo segretario generale Rocco Giorgianni, c’era Edoardo Barbarossa presidente di Fondazione Èbbene che grazie agli operatori di prossimità realizza le attività, c’erano le istituzioni con il sindaco di Catania Salvo Pogliese e l’assessore ai Servizi sociali  Giuseppe Lombardo, c’erano Coop Mosaico e l’Aps Spazio47, il Consorzio SolCo, la Rete d’imprese sociali siciliane, la Cooperativa sociale Team “Ti Educa a Migliorare” e l’Aps C’era Domani Librino. . 
C’erano soprattutto loro, i bambini e le loro famiglie a volte assenti ma stavolta partecipi.
Due Fondazioni, tanti bambini e una periferia sono diventati narrazione di un legame tra sport, territorio e inclusione. Un legame che vince contro l’illegalità dei quartieri, che toglie i ragazzini dalla strada e costruisce per loro uno spazio nuovo nel quale crescere con le stesse opportunità dei ragazzi di città.
A guardarli in campo, e poi nella vita, è chiaro come attraverso iniziative come Sport for All e sinergie come quella tra Fondazione Ebbene e Fondazione Milan, anche in contesti conflittuali si riescono a costruire opportunità per crescere insieme: in campo, come nella vita, lo sport insegna che ciascuna persona è portatrice di talentoe che se messo a disposizione degli altri, della “squadra”, può generare comunità e futuro.
Kevin, Michele, Giulia, Giuseppe, sono i campioni in campo di Sport for All, i testimoni di quel cambiamento che Èbbene promuove e Fondazione Milan sostiene. Il cuore del progetto è proprio nelle parole di Giuseppe, un ragazzo di 14 anni: “Tutti dovrebbero amare il calcio, il pallone ti salva dalla strada e ti permette di realizzare il miglior mondiale della tua vita”. 
Consiglio di gestione e responsabile relazione esterne Fondazione Èbbene
Beneficenza negli Usa:
2020 record,
abbiamo da imparare
Redazione Buone Notizie
D’accordo: ultimamente quella categoria multietnica,multiculturale e composita che definiamo “gli americani” finisce per attirare l’attenzione dei media più che altro per il numero di pistole in giro o se qualcuno di loro invade il Parlamento. Ma ci sono altri aspetti. E uno che merita attenzione è questo: gli americani hanno risposto alla pandemia (anche) in modi straordinari, per esempio donando in beneficenza nel 2020 la cifra record di 471,44 miliardi di dollari. Il 5,1 per cento il più del 2019. Lo certifica l’Annual Report on Philanthropy appena pubblicato da Giving Usa, il rapporto più longevo e completo sulle fonti e gli usi della beneficenza in America.
E questa volta dagli americani abbiamo da imparare. Perché da noi la beneficenza nell’anno del Covid è stata dirottata quasi tutta sulla sanità, lasciando a secco tutto il resto. Negli Usa no: è cresciuta per tutti. (Nella foto MacKenzie Scott, ex moglie di Jeff bezos, che pochi giorni fa ha donato da sola 2,7 miliardi di dollari)

 

“La pandemia – ha spiegato Laura McDonald, presidente di Giving Usa Foundation – ha creato un bisogno diffuso e aumentato significativamente la domanda da parte delle organizzazioni senza scopo di lucro. E sorprendentemente le donazioni generose e l’inversione di tendenza del mercato azionario negli ultimi mesi dell’anno hanno aumentato i contributi. Di conseguenza il 2020 è l’anno più alto di donazioni di beneficenza mai registrato“.

 

 

“Le donazioni delle fondazioni – ha aggiunto Amir Pasic della Lilly Family School of Philanthropy, che ha condotto la ricerca per il rapporto del Giving Institute – hanno raggiunto la quota più alta di sempre, il 19 per cento delle donazioni totali“. E Una Osili, decano associato per la ricerca e i programmi internazionali presso la stessa istituzione, specifica che “i leader del non profit e i professionisti della raccolta fondi hanno svolto un ruolo con una significativa innovazione nei metodi di raccolta e nella diffusione dei donatori al fine di ottenere un maggiore sostegno finanziario in circostanze difficili. Inoltre, abbiamo visto una vasta gamma di risposte filantropiche più informali da parte di individui nel 2020, compresi gli sforzi di mutuo soccorso e le donazioni da persona a persona”.
Tra le cifre più significative: 
Le donazioni da parte dei privati ​​ammontano a circa 324,10 miliardi di dollari, con un aumento del 2,2% nel 2020 (un aumento dell’1,0% al netto dell’inflazione). Le donazioni da parte di individui hanno raggiunto il massimo importo totale in dollari fino ad oggi, corretto per l’inflazione.

 

Le donazioni da parte delle fondazioni sono aumentate del 17,0%, raggiungendo una cifra stimata di 88,55 miliardi di dollari (un tasso di crescita del 15,6%, al netto dell’inflazione), raggiungendo l’importo in dollari più alto di sempre.

 

Le donazioni per lascito sono state stimate a 41,19 miliardi di dollari nel 2020 e sono cresciute del 10,3% dal 2019 (un aumento del 9,0%, al netto dell’inflazione). 

 

“Le organizzazioni di servizi umani che includono enti di beneficenza che rispondono alla fame e ai bisogni di base – ha detto Josh Birkholz, vicepresidente di Fondazione Giving Usa – e le organizzazioni di beneficenza della società pubblica così come quelle che si concentrano sullo sviluppo della comunità e sui diritti civili, hanno registrato una forte crescita: questi sono i tipi di enti di beneficenza che potrebbero venire in mente per primi quando si pensa di dare per soddisfare i bisogni sorti nel 2020″.
In particolare: 
• Le donazioni ai servizi umani sono aumentate di circa il 9,7% nel 2020, per un totale di 65,14 miliardi di dollari.

 

• Si stima che le donazioni alle fondazioni siano aumentate del 2,0% a 58,17 miliardi di dollari. Al netto dell’inflazione, le donazioni alle fondazioni sono rimaste stabili con una crescita dello 0,8%.