È un «grido di dolore e di allarme» quello lanciato ieri, lunedì 23 marzo, da Marco Petrillo, presidente di Uneba, l’associazione che riunisce 45 residenze socio assistenziali su un totale di 54 istituti operativi in provincia di Varese.

Fondazioni ed enti tenuti in ostaggio da un contagio che dilaga tra le persone anziane e fragili, spesso già colpite da patologie croniche complicate, e costretti a fronteggiare l’emergenza con personale «perlopiù a carattere socio assistenziale e socio sanitario, non specializzato in pneumologia e in infettivologia».

Tutte le Rsa si sono blindate in una forma di auto isolamento, che da settimane impedisce le visite dei parenti ai ricoverati, ma le persone si ammalano lo stesso. E muoiono.

I numeri di una tragedia annunciata vengono aggiornati di ora in ora, ma restano approssimativi perché – denuncia Marco Petrillo in un documento inviato alle autorità istituzionali e sanitarie – «non sono previsti tamponi neanche davanti a sintomi evidenti e accertati dai medici delle Rsa».

Accade inoltre che «agli anziani e ai grandi anziani sia inibito l’accesso negli ospedali».

«Siamo soli a combattere il coronavirus all’interno delle nostre strutture e da soli non ci riusciamo» annota ancora il presidente provinciale di Uneba. «Anche i servizi domiciliari alla popolazione anziana – aggiunge – sono arrivati al collasso».

I casi registrati al Molina di Varese, alla Provvidenza di Busto Arsizio e al Sant’Erasmo di Legnano sono l’emersione di un fenomeno di cui nessuno conosce le esatte dimensioni in assenza «di una cabina di regia territoriale», di protocolli specifici e, soprattutto, di «un canale istituzionale esclusivo a favore delle Rsa per la gestione di casi sospetti di contagio rivolto sia alle persone anziane sia agli operatori professionali».

E ancora: mascherine, occhiali protettivi e camici monouso non sono distribuiti in quantitativi sufficienti. «Ciascuno – spiega Petrillo – si è attrezzato con piccoli ordinativi, talvolta a prezzi esorbitanti, attraverso il commercio elettronico, l’acquisto in altri Paesi europei o accordi con aziende locali».

Amministratori e operatori degli istituti residenziali ribadiscono alcune proposte: «Attivare un protocollo istituzionale e preferenziale con gli ospedali per la gestione e l’esecuzione dei tamponi, per consulti medici e per la fornitura di farmaci salva vita, oggi introvabili perché destinati esclusivamente al circuito ospedaliero e, poi, promuovere l’acquisto coordinato e continuativo di dispositivi di protezione individuale, in particolar modo di mascherine chirurgiche, ffp2 ed ffp3 oltre a kit completi da mettere in uso in caso di contagio».

In caso contrario, conclude il presidente di Uneba: «Saremo costretti a contare impotenti i decessi delle persone anziane e ad assistere all’azzeramento di un’intera classe sociale di ultra ottantacinquenni nel silenzio delle autorità».

Gianfranco Giuliani

Fonte: https://www.prealpina.it/pages/varese-non-lasciateci-soli-a-contare-i-morti-219408.html