Un fotografo alla scoperta dell’universo dei sordi

L’Espresso del 26/09/2020

Il mondo dei sordi è un mondo infinito. Raccontarlo con la fotografia è stata una delle sfide più difficili che abbia mai intrapreso. Ci sono voluti quasi quattro anni per entrare nel loro spazio e fermarlo in un tempo che non fosse solo l’istante di un momento. I sordi non si possono riconoscere immediatamente da una fotografia. Allora ho capito che dovevo cercare di entrare ancora più in profondità. Ho cominciato provando ad affrontare il silenzio assoluto: mi sono fatto costruire dei tappi al silicone e mi sono procurato quelle cuffie che usano gli operai quando trapanano l’asfalto.

Non percepivo più i suoni e la cosa più incredibile è stata non sentire il suono della mia voce. Per quasi un anno non ho scattato, ma ho cercato di osservare da dove partiva il loro silenzio. Ho ascoltato i loro silenzi pieni di rumore tanto affascinanti, ma non facili da catturare attraverso un’immagine. È stato lungo ma insieme breve, il tempo atteso per capire che la chiave del loro mondo era seguire i loro tempi e non i miei. Per questo ho dovuto cambiare il mio modo di fotografare, il linguaggio che ero solito utilizzare nei miei reportage: non dovevo più scattare rapidamente ma cercare di cogliere il loro tempo.
È stato nella notte di Capodanno di tre anni fa a cena con trenta sordi che ho capito che l’altra faccia del loro silenzio è il grande rumore che fanno quando si muovono. Un rumore fisico ma anche interiore che è il tema di tutto il mio lavoro. I sordi hanno la capacità di vedere oltre, di notare immediatamente le piccole cose. È così che il loro corpo si immerge nella realtà che li circonda. Non poter sentire i suoni rende il loro approccio al mondo un continuo essere dentro le cose, cercando di afferrarle.
Ho passato giornate e giornate con Antonietta, con suo marito Alfonso e la loro famiglia in cui loro due sono sordi e i loro figli udenti e lì ho conosciuto i Coda, l’associazione di figli udenti di genitori sordi. Insieme a un gruppo della comunità sorda di Roma siamo stati al mare, alle feste, perfino a teatro a uno spettacolo per i sordi, e in questo tempo condiviso ho capito come loro riescono a sentire con gli occhi e il loro sguardo vede più a fondo. Ha la capacità di accogliere e trasformare anche quello che non possono ascoltare.

di Valerio Bispuri