Due Righe del 03.05.2020

Tracce dal silenzio di Lorenza Ghinelli

La sordità, il razzismo, la guerra, i dolori mai sepolti. Lorenza Ghinelli torna in libreria con un nuovo romanzo Tracce dal silenzio con il quale affronta alcune tematiche delicate, intessendole in una trama fatta di omicidi e piccoli tradimenti, collegati tra di loro, fino all’ultima pagina.

Tracce dal silenzio.
Quando hai 10 anni vorresti poter vedere e sentire potenzialmente tutto il mondo. Ma se un incidente ti ha privato dell’udito, ti ritrovi catapultato in una nuova dimensione, dentro di te, che è fatta di molti silenzi, paure improvvise, battiti accelerati nei momenti più disparati e possibilità che ora non hai più.
Nina sta cercando di affrontare questa sua nuova condizione e allo stesso tempo sta provando a fare amicizia con quel suo impianto cocleare che alle volte la fa sentire protetta, altre volte la fa e la farà sentire sempre diversa.
La mamma Sara cerca di proteggerla costantemente, il padre Marco sta rimettendo insieme i pezzi di una famiglia che a seguito di quel fatidico incidente (di cui Sara dà la colpa al marito e che dunque ha creato un enorme distacco tra loro due, come coppia) non è più stata la stessa.
Alfredo, fratello maggiore di Nina, sta attraversando quella meravigliosa fase adolescenziale in cui il naso rimane incastrato sempre sullo schermo del telefono, il deodorante è un optional più spesso dimenticato nell’armadietto del bagno e gli ormoni per la compagna di scuola galoppano costantemente.
Una famiglia in cui gli equilibri sono già precari, che cerca di rimettersi in piedi trasferendosi in una nuova casa, un nuovo quartiere con vicini silenziosi, come l’anziana Rebecca.

I dolori della guerra.
Rebecca è contenta di avere dei nuovi vicini, soprattutto è felice di vedere un nuovo viso giovane come quello di Nina, con cui lega quasi subito e con la quale intreccia un bel dialogo, fatto di sincerità, torte profumate, trecce strette nei capelli di Nina perché capisca che non si deve vergognare della sua diversità e che lei è bella così.
Quanto la fisionomia di Nina le ricordi quella di sua sorella, morta durante la seconda guerra mondiale a seguito di un brutale e ignobile stupro: Rebecca si domanda spesso se sia quello che la attrae verso la bimba costantemente o sia solamente il desiderio di sentire un piccolo sobbalzo nel cuore quando Nina le sorride.
Perché nella sua vita c’è il suo anziano cane Furia, che è il suo compagno di vita da sempre che la segue e interpreta odori, suoni e colori per lei, ma quella bambina ha qualcosa di speciale e lei non vuole farsi scappare la possibilità di far battere nuovamente il suo cuore.

Suoni che ritornano.
Una notte Nina si sveglia di soprassalto e sente dei suoni, provenire dal piano di sotto: una canzone che arriva direttamente dal loro video citofono. Lei per prima si domanda come sia possibile, dal momento che il suo impianto cocleare è appoggiato sul comodino e dunque lei non può sentire quei suoni, sta sicuramente sognando.
Il giorno susseguente questo strano avvenimento, un compagno di scuola di Alfredo viene ritrovato morto, dilaniato dalle coltellate e questa vicenda scuote profondamente soprattutto Alfredo: perché quel ragazzo ucciso si chiamava Lauro e aveva compiuto uno dei gesti più ignobili che lui rigetta, ossia lo stupro di una compagna.
Come una punizione divina, Lauro è stato ucciso per quello che ha fatto? Alfredo non lo sa, ma dentro di sé non si sente così dispiaciuto per questo, ma allo stesso tempo si fa carico di molte preoccupazioni e disagi che vorrebbe risolvere con la sua sola forza.
Il disagio della sorella che non sa sempre come affrontare la sua condizione di sordità, la condizione di separati in casa dei genitori, le sue compagne di classe Nur e Rasha, due sorelle immigrate dall’Afghanistan che hanno visto l’inferno e lo hanno attraversato e hanno vinto contro di lui, per poter ricominciare una nuova vita, in un nuovo paese.
La paura che l’assassino che ha ucciso Lauro e che ha aggredito un altro suo compagno Fabio possa arrivare anche a lui e alla sua famiglia, anche se si domanda quale sia la motivazione che potrebbe spingerlo da loro.

L’incognita Rebecca.
Una donna anziana che cucina torte e fa le trecce ad una bambina: come non fidarsi di una donna così? Lorenza Ghinelli riesce a creare immagini potenti che si dipingono in una frazione di secondo davanti agli occhi del lettore.
La figura di Rebecca è proprio l’immagine per eccellenza che l’autrice crea con dei contorni fumosi, che non sono così definiti e che spesso causano la pelle d’oca negli occhi del lettore, che per primo non sa quanto fidarsi di una donna che con la stessa decisione scuoia un coniglio e prepara un dolce nel forno.
Una strega? Una donna sola? Una vittima? Man mano che le pagine vanno avanti e si susseguono non è la risposta a questa domanda che interessa chi legge: quanto entrare in quel turbinio di emozioni e di immagini che escono dal romanzo, creando un vortice nella mente del lettore, fino all’ultima parola.

di Rebecca Cauda