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Silenzio in classe, oggi si parla con i gesti Tutti a bocca chiusa per farsi capire meglio
Silenzio in classe, oggi si parla con i gesti Tutti a bocca chiusa per farsi capire meglio
La Nazione del 20/02/2021
Alla scuola materna Ilaria Alpi di Oste la prima lezione di un progetto pilota: insegnare la lingua dei segni a 20 bambini di appena 3 anni L’obiettivo è farli comunicare con il compagno sordo. Una mattinata speciale fatta di entusiasmo e un’incredibile esplosione di energia
di Silvia Bini
PRATO. Sara, Maram, Diego, Amira, sono il coniglio, il leone, la foca. L’insegnante li chiama uno ad uno con i nomi degli animali che ha dato ad ognuno di loro, mettendo le mani sulla testa a mimare le orecchie o trasformando le dita nelle zanne di un tricheco. Non escono parole dalla bocca della maestra, solo sorrisi e tanta mimica. I bambini osservano quei gesti e capiscono chi deve alzarsi in piedi, poi si avvicinano per scegliere il colore col quale disegnare un pagliaccio che per l’occasione diventa una mano che simula un grande naso sulla faccia. Nessuna sillaba esce dalla bocca durante la lezione, ma i bimbi fanno e interagiscono. Stanno muovendo i primi passi per imparare a comunicare tra loro attraverso la lingua dei segni, strada maestra per l’inclusione di Cosimo, il loro compagno affetto da sordità dalla nascita. Succede alla scuola materna Ilaria Alpi di Oste dove ieri mattina è partito il progetto pilota voluto dall’amministrazione comunale di Montemurlo insieme alla dirigente del comprensivo Margherita Hack, Maddalena Albano, per mettere tutti gli alunni sullo stesso piano e concedere a chiunque le stesse possibilità. La classe è un’esplosione di allegria, colori ed entusiasmo. Protagonisti sono i venti bambini della prima infanzia: appena tre anni, alti meno di un metro, hanno la grande fortuna di imparare insieme all’italiano anche un’altra lingua, quella dei segni. Lo scopo è renderli tutti capaci di parlare con il compagno sordo. Un progetto che ha alla base il concetto semplice di abbattere gli ostacoli partendo da quelli della comunicazione, intesa come primo veicolo di integrazione. Il progetto sarà replicato anche alla scuola dell’infanzia Grazia Deledda, anche quella frequentata da due bambini affetti da sordità. Dalle risate, le chiacchiere, il caos colorato del quale gli alunni di una prima materna sono capaci, qui si passa al silenzio. Le maestre Giulia Nerucci, Silvia Mazzei e Marianna Terranova sistemano in cerchio le mini panche mentre Agnese Del Cortona, esperta della cooperativa Elfo, inizia la lezione. Cala il silenzio niente più parole, bisogna stare attenti ai gesti. La maestra inizia disegnando il volto di un clown: gli occhi, la bocca, i capelli. Poi i colori: una mano che sfiora dal basso verso l’alto la guancia è il giallo, scelto da Noemi per dipingere i capelli del pagliaccio. La lezione è una festa, i bambini apprendono piccoli gesti che mano a mano, lungo i prossimi mesi, diventeranno abitudine per loro. «E’ la prima volta che mi capita di insegnare a bambini di tre anni, ma devo ammettere che sono veramente molto bravi», dice Del Cortona. «In generale in Italia c’è molta diffidenza con la lingua dei segni, ci si avvicina soltanto nel momento della necessità. Invece rappresenta una grande opportunità. È come imparare una lingua straniera, è un esercizio per la mente e un bagaglio che questi bambini porteranno per sempre con loro». Ogni settimana alunni e maestre frequenteranno una lezione di un’ora e mezzo con l’esperta: «E’ una bella iniziativa resa possibile dal Comune che ha raccolto le richieste dei genitori dei bambini affetti da sordità e creduto in questo progetto», dice la preside Maddalena Albano. «E’ un esempio virtuoso della scuola come luogo di inclusione». «Questo progetto nasce dal confronto con i genitori. Abbiamo elaborato un’azione inclusiva che consenta di far interagire tutti i bambini con i loro compagni sordi in modo da migliorare la quotidianità all’interno della classe», spiegano l’assessore alla scuola, Antonella Baiano e quello alle politiche sociali, Alberto Fanti. «Alcune azioni del progetto riguarderanno anche i genitori che saranno formati alle prime azioni di approccio a questa nuova forma di comunicazione». Dopo un’ora la prima lezione termina : l’insegnate alza pollice e mignolo e poi scuote la mano. Significa bravi. I bambini capiscono e rispondono con un sorriso.