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Quali parole usare per scrivere di Paralimpiadi: piccolo dizionario per giornalisti e non solo
Corriere della Sera del 26/08/2021
La persona (la bambina, il ragazzo, l’uomo, la donna ecc.) deve sempre essere al centro, la sua condizione, se servisse indicarla, a seguire. Buone pratiche e linee guida tratte dal libro “Ribelli”, realizzato da Buone Notizie, in edicola gratis con il Corriere della Ser
Non si dice – Un handicappato. Una persona handicappata. Un disabile, un diversamente abile. Una persona disabile. Una persona diversamente abile.
Si dice Una persona con disabilità (prima di tutto si è una persona, una ragazza, un ragazzo, una bambina, un bambino, un atleta ecc. Metti sempre la persona al primo posto invece che riferirti solo alla sua disabilità)
Non si dice – Handicappato fisico, mentale
Si dice – Persona con disabilità fisica, con disabilità intellettiva e/o relazionale
Non si dice – Persona normale Persona normodotata
Si dice – Persona senza disabilità o non disabile o che non ha disabilità
Non si dice – Un paraplegico, un tetraplegico
Si dice – Una persona con paraplegia, tetraplegia
Non si dice – Un cieco o un sordo, non vedente o non udente, un ipovedente o ipoacusico
Si dice – Una persona cieca, una persona sorda Una persona ipovedente, ipoacusica Evitare il «non»
Non si dice – Un ritardato Un Down, una persona Down, mongolo, mongoloide
Si dice – Una persona con disabilità intellettiva Una persona con sindrome di Down (condizione genetica e non malattia)
Non si dice – Anormale, subnormale, difettoso, deforme (termini negativi e fortemente discriminatori)
Si dice – Specificare la disabilità
Non si dice – Spastico Cerebroleso
Si dice – Persona con una paralisi cerebrale, persona cerebrolesa
Non si dice – Afflitto da, sofferente per
Si dice – Una persona con… (disabilità)
Non si dice – Confinato, costretto, relegato in carrozzina
Si dice – Usa una carrozzina (la carrozzina aiuta a muoversi e non limita)
Non si dice – Menomato oppure invalido o storpio
Si dice – Persona con disabilità fisica
Non si dice – Malattia (la disabilità è una condizione)
Si dice – Disabilità o condizione o indebolimento
Non si dice – Carrozzella (la guidano i cavalli)
Si dice – Carrozzina o sedia a rotelle, con ruote
Non si dice – Tronco, moncone
Si dice – Una persona amputata o con una amputazione
Non si dice – Sofferente per, sofferenza (una persona con disabilità non è per forza sofferente)
Si dice – Persona con… (disabilità)
Non si dice – Nano
Si dice – Persona nana, con nanismo, acondroplasica
Non si dice – Vittima (le persone con disabilità non sono necessariamente vittime e non è giusto farle percepire come tali)
Si dice – Persona con… (disabilità)
Non si dice – Disabili (anche se utilizzato al plurale non è termine considerato scorretto
Si dice – Persone con disabilità; in ambito sportivo: paralimpici (anche per sport che sono alla Paralimpiade.
Le parole e il modo di dirle sono importanti. Mostrano il rispetto che la società ha verso le persone e la loro condizione, qualunque essa sia. In particolare, quando riguardano persone e gruppi a rischio di discriminazione. Sulla disabilità, le indicazioni sul linguaggio corretto da usare sono state diffuse in Paralimpiadi e eventi sportivi, prima dell’avvento della Rete. Anche in questo caso lo sport è stato fondamentale. La persona (la bambina, il ragazzo, l’uomo, la donna ecc.) deve sempre essere al centro, la sua condizione, se servisse indicarla, a seguire. Ecco dunque che il termine corretto per indicare chi vive in condizione di disabilità è proprio questo: persona con disabilità o, al limite, persona disabile. Il resto viene di conseguenza. Anche perché la disabilità nasce dall’ambiente, non dalla persona. Un errore che si fa spesso è quello di sostantivizzare gli aggettivi: il disabile o, nello specifico, il paraplegico, il cieco, l’amputato. Si rischia di confondere una parte con il tutto e non si guarda alla persona nella sua interezza. Al plurale, invece, è per ora accettato anche il sostantivo, perché viene indicato un gruppo solo con quella caratteristica. Non è un’esagerazione: usiamo il linguaggio corretto e miglioreremo il mondo.
di Claudio Arrigoni