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Per una preghiera più inclusiva
L’Osservatore Romano del 24/11/2022
Vivere con maggiore profondità la ricchezza della liturgia dell’Avvento e del Natale, grazie ad alcuni suggerimenti: questo l’obiettivo del sussidio pubblicato dalla CEI (Conferenza episcopale italiana), che per la prima volta contiene anche le indicazioni per favorire la partecipazione delle persone con disabilità. Ricollegandosi alle prospettive indicate dai vescovi italiani per il secondo anno del cammino sinodale, il sussidio si articola in “cantieri” per aiutare le comunità parrocchiali a scoprire la ricchezza dei libri liturgici, a mettersi in ascolto delle narrazioni esistenziali, a valorizzare i servizi e i ministeri ecclesiali, a facilitare la partecipazione di quanti vivono la disabilità. La preghiera, infatti, coinvolge interamente i sensi e il corpo dell’uomo, eppure non tutti pregano ugualmente. In supporto di chi ha bisogni comunicativi speciali, diversi codici di linguaggio o disabilità cognitive, lavora ogni giorno il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, che ha elaborato anche le indicazioni contenute nel sussidio di preparazione all’Avvento e al Natale. L’obiettivo dell’integrazione in un unico supporto delle diverse indicazioni è sviluppare la consapevolezza di appartenere alla stessa comunità, senza considerare le persone con disabilità come “casi a parte”. L’idea è nata da oltre due anni di collaborazione con l’ufficio liturgico della Cei, che ha contribuito a realizzare il sussidio, per permettere di pregare all’interno della famiglia e con tutta la comunità cristiana.
«Più che mai durante il tempo del Covid, è nata l’esigenza che anche nelle famiglie si potesse pregare insieme. Abbiamo tradotto così le principali preghiere e i salmi», spiega suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità nonché consultore del Dicastero per la Comunicazione. «Ripeto spesso l’espressione “oltre lo scivolo” — sostiene suor Veronica —, nel senso che lo scivolo è importante per permettere di entrare nella chiesa, ma poi non basta quello. C’è l’aspetto della partecipazione ed è corretto che si lavori sulla diversità dei linguaggi, riconoscendo a tutti la medesima dignità». Bisogna infatti considerare la ricchezza del genere umano: ci sono persone con bisogni comunicativi complessi, persone non verbali, che comunicano per immagini, persone che usano un altro tipo di canale comunicativo. «Questo non vuol dire che abbiano un ritardo cognitivo — spiega suor Veronica — . Chiedono soltanto che si faccia una traduzione nella loro lingua. A prescindere dalla difficoltà momentanea o permanente, l’obiettivo è che tutti possano partecipare attivamente e appartenere a una comunità cristiana».
Nella preparazione dei sussidi e nella traduzione delle preghiere, il rischio che si corre è di traslitterare le parole esatte, senza fare lo sforzo di veicolare invece il messaggio e il senso del testo di partenza. Quando si ha a che fare con persone che hanno un altro codice linguistico, infatti, si è chiamati a fare un passaggio da una “cultura” all’altra. «Non è un lavoro di traslitterazione, ma di traduzione, realizzato con biblisti e liturgisti — continua suor Veronica —. È una sfida molto grande anche per noi, ma è bellissimo».
Nel sussidio vengono proposti testi in comunicazione aumentativa e alternativa (CAA), della collezione Arasaac, molto utili per le persone con bisogni comunicativi complessi, con sindrome dello spettro autistico e non verbali. Tra i suggerimenti per le persone con disabilità comunicative, con sindrome di charge, per le persone cieche e con analfabetismo di ritorno, quello di seguire la liturgia domenicale su un video disponibile online in lingua dei segni (LIS), con sottotitolazione e audio.
«Lavoriamo poco sulla dimensione spirituale di queste persone con disabilità — afferma suor Veronica —. Spesso pensiamo solo ai loro bisogni primari, ma poi c’è una spiritualità di cui tutti abbiano sete, alla quale aneliamo tutti. Allora è molto bello che questo sussidio sia pensato per tutti, per pregare in comunità».
di Beatrice Guarrera