“Pastorale con i sordi”, l’importanza dei dettagli. Come favorire la partecipazione alla liturgia

ROMA. Perché le persone sorde si sentano accolte nelle comunità cristiane, è necessario favorire la loro partecipazione ai momenti liturgici con tante piccole attenzioni e un’accurata preparazione. «A distanza di tre metri diventa difficilissimo fare la lettura labiale, quindi occorre tradurre le parole in Lingua dei segni (Lis), preferendo lo stare seduti per motivi di visibilità. Inoltre, per quanto sia possibile, durante la celebrazione si faccia ricorso ai cinque sensi, ad esempio evidenziando la presenza dei colori della liturgia sull’altare e sull’ambone», ha auspicato padre Savino Castiglione, superiore generale della Piccola Missione per i sordomuti. Proprio la sua congregazione religiosa ha promosso il convegno “Effatà. La persona sorda tra fede, vocazione e tecnologia”, che si è concluso ieri a Roma; il tema scelto era in linea con il prossimo Sinodo dei vescovi in programma nel 2018, su ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’.

«Prima della Messa, è indispensabile un momento di catechesi per spiegare le parti, il rito e i gesti che compirà il sacerdote. E all’inizio i fedeli devono avere la possibilità di presentare le intenzioni particola- ri per cui vorrebbero che si pregasse», ha detto padre Castiglione, ricordando che il leggio o ambone non deve impedire la visione dei segni dell’interprete Lis o dello stesso lettore. Dettagli che fanno la differenza perché consentono a chi ha una disabilità uditiva di non sentirsi escluso da quanto avviene sull’altare e dintorni. Infatti il mondo della sordità, ha ricordato padre Savino, «ha bisogni specifici, problematiche religiose molto particolari e per certi aspetti uniche. Proprio per questo, con il patrocino del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, nel novembre 2009 fu organizzato il primo congresso internazionale in Vaticano sulla persona sorda nella Vita della Chiesa. L’anno successivo si svolse il secondo appuntamento: da allora sono passati sette anni e da questi due eventi intendiamo ripartire». Con una felice coincidenza, per la Piccola Missione per i sordomuti: quest’anno celebra il 110° anniversario della morte del fondatore, il venerabile don Giuseppe Gualandi, che «ha speso 56 anni della sua vita accanto alle persone sorde come insegnante, educatore e formatore. Era convinto che l’istruzione scolastica fosse la chiave per aprire il cuore e la mente delle persone sorde alla conoscenza di Gesù e di Maria. Per i religiosi ha voluto condensare il suo pensiero in tre parole: ‘istruire per evangelizzare’, così come fa oggi Papa Francesco, invitandoci a portare la luce del Vangelo nelle periferie della nostra esistenza ». ha rimarcato. Ad aprire i lavori, giovedì scorso, la testimonianza di due sacerdoti sordi: il coreano padre Minseo Park e il congolese padre Ghislain Cheret Bazikilla, trapiantato negli Stati Uniti. «Nella Chiesa non ci sono barriere o impedimenti canonici tali da precludere il cammino delle persone sorde alla vita sacerdotale o religiosa – ha concluso padre Castiglione -. Al tempo stesso questi presbiteri sono un chiaro incoraggiamento e una sfida a intraprendere un cammino difficile quanto particolare e importante in ambito ecclesiale».

di Laura Badaracchi
Fonte: Avvenire del 05-11-2017