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Marco Luè: LA «SILENZIOSA» SI RACCONTA (Prima puntata: dagli inizi al 1925)
LA «SILENZIOSA» SI RACCONTA
di Marco Luè
INDICE
- 3 La “Silenziosa” fu la prima in Italia… ma qualcosa c’era già!
- 4 Perché si volle costituire la “Silenziosa” a Milano?
- 6 Lo Sport “Silenzioso” internazionale
- 8 Gli anni difficili di Pacenza e del C.S.S.I.
- pag . 9 Lo sport “silenzioso” si espande in Italia
- 10 Inizio dell’attività sportiva nazionale
- Da pag . 11 Anno 1925 poi anno per anno fino a:
- 154 Anno 2010
- 155 Conclusione
La «Silenziosa» fu la prima in Italia… ma qualcosa c’era già.
Dagli atti storiografici e dal testo del libro “FSSI 1924-1971” (nella foto), scritto da Francesco Rubino e stampato presso l’Istituto Professionale ENS di Trieste, risulta che “Le prime società sportive di sordi si costituirono nel 1925: S.S.Silenziosa di Milano e C.S. Assarotti di Genova”. La prima società sportiva di sordi fondata in Italia, dunque, è stata la Società Sportiva Silenziosa di Milano, costituitasi il 10 maggio 1925 per iniziativa di un gruppo di sordi del tempo, guidati da Emidio Pacenza, con lo scopo «… di diffondere l’educazione fisico-morale e i sani esercizi sportivi fra i sordomuti», come precisava lo Statuto approvato nel corso di quella prima assemblea e ancora sostanzialmente immutato al tempo attuale.
Da un antico documento, che fu pubblicato nel 1924 a firma di Attilio Nessich, per il giornale «La Voce del Sordomuto», è citato il gruppo sportivo Sordomuti Foot-Ball Club, che presumibilmente era attivo già da qualche tempo a Venezia, e come tale potrebbe essere il primo sodalizio sportivo silenzioso fondato in Italia, e quindi sarebbe stato in funzione prima della “Società Sportiva Silenziosa di Milano, considerata ufficialmente la prima società sportiva silenziosa creata in Italia
Quel documento rinvenuto casualmente pochi anni or sono nel polveroso archivio dei sordi veneziani, sarebbe il verbale di un’assemblea della “Sordomuti Foot-Ball Club”, in cui è scritto testualmente che «La sera del 17 novembre 1924, nella propria sede, ebbe luogo un’adunanza di sordomuti appartenenti al “Foot Ball Club” per trattare delle varie questioni inerenti alla loro associazione. Alla presenza di numerosi intervenuti, il Presidente Sig. Rizzi Fiorentino, prospettò loro il buon andamento del Foot-Ball e portò anche ai presenti il saluto del cavaliere sig. Donatini Carlo, degente all’ospedale civile per una grave infezione nasale che per poco lo mise in serio pericolo di morte, cui l’Assemblea tributa una calorosa manifestazione di simpatia».
Però è arduo credere che Vittorio Ieralla, fondatore e direttore della stessa testata, “Voce del Sordomuto”, e poi, per 30 anni, commissario e presidente dell’ENS e stretto collaboratore di Francesco Rubino alla stesura del libro storiografico sullo sport silenzioso italiano dalla sua nascita, fino al 1971, abbia potuto sottovalutare quel fatto, pur essendone a conoscenza come direttore della Voce del Sordomuto. E comunque, anche ammesso e documentato da relativo verbale rimasto in sarcofago e venuto casualmente alla luce quasi un secolo più tardi, che avesse operato per qualche tempo una società sportiva di sordi veneziani (e forse pure in altre città…), l’iniziativa di fondare e diffondere lo sport silenzioso in Italia è partita da Milano, e dunque la Silenziosa può continuare tranquillamente a ritenersi la capostipite delle consorelle silenziose blasonate d’Italia.
Perché si volle costituire la «Silenziosa» a Milano?
E’ necessario conoscere e comprendere il motivo per cui la «Silenziosa» nacque quell’anno 1925, prima delle oltre 150 analoghe società sportive con lo stesso intento sociale poi spuntate negli anni seguenti, e oggi operanti in tutte le province d’Italia.
Prima del 1924 lo sport, fra i sordi, era limitato a poche nazioni: che si sappia, la Germania, la Svezia, la Francia, la Finlandia, il Belgio, la Danimarca e la Norvegia.
Nel 1924 un francese, E. Rubens-Alçais, lanciò fra quelle poche federazioni l’idea di organizzare, a Parigi, allo stadio Pershin, dei Giochi internazionali silenziosi simili ai giochi olimpici. Vi aderirono sei paesi ufficialmente rappresentati, cioè il Belgio, la Francia, la Gran Bretagna, l’Olanda, la Polonia e la Cecoslovacchia oltre che, a titolo ufficioso, un competitore per ciascun paese sprovvisto di organizzazione a quell’epoca: l’Ungheria, l’Italia e la Romania, nelle discipline di atletica leggera, nuoto, calcio, ciclismo e tiro a segno. In seguito all’entusiasmo sportivo internazionale per quell’iniziativa, si convenne di poter celebrare ogni quattro anni simili Giochi e a regolamentarne l’organizzazione. Così nacque il Comitato Internazionale degli Sport Silenziosi.
Ai Giochi di Parigi assistette Emidio Pacenza, al quale si devono le riflessioni di seguito riportate:
«Certamente per lunghi secoli un senso di vuoto e di profondo scoramento predominava in noi e ci sembrava che ogni via che portasse al rinnovellamento delle latenti energie ci fosse preclusa per sempre. Quando vedemmo invece che il fervore delle iniziative si acuiva, che acquistava carattere popolare e diveniva una salutare legge di volontà ormai radicata nel cuore di tutta la «gioventù del mondo» che ne usciva gagliarda e avviluppata da un solo desiderio immenso di rinnovamento e di grandezza, proprio allora, avemmo la triste impressione di apparire un mondo oscuro, un mondo dove la nostra ragione di esistenza sembrava nella sua pallida realtà, un nulla, l’antitesi con una vita tutta movimento e tutta elevazione. E con questo nostro isolamento, con questa nostra inoperosità sembravamo agli occhi mondo una macchina arrugginita, per cui gli ingranaggi nel girare stridono e stentano a girare! E veramente provammo la vergogna di questa similitudine. Quante volte – se veramente interpreto il pensiero di buona parte dei sordomuti – sentivamo prepotente il bisogno di ridestarci da quella specie di sonno spirituale e dare al nostro fisico una forza virile capace di ardimento affinché ci permettesse di partecipare all’universale manifestazione delle energie, che vanno di giorno in giorno affinandosi e rinsaldandosi attraverso i sani principi sportivi, fino a sentire nel corpo e nell’ anima un inesauribile vigore di vita.
Per non mostrare al mondo uno spettacolo cosi desolante della nostra vita senza anima e senza ardore di ardimenti, si è cercato di inoculare e allargare in noi quei sani principi onde dare forza ed equilibrio perfetto al nostro corpo il quale, a cagione della sordità, ha delle oscillazioni fino al punto di essere definiti dei valetudinari, delle energie stagnanti. Molti fra noi hanno una costituzione robusta e capace di qualunque fatica, ma se questa forza non venisse temprata dagli esercizi fisici e lo spirito da esercizi intellettuali che cosa rappresenterebbe? Una forza brutale! Quando si seguono le sane norme degli esercizi ginnastici anche la mente sarà poscia più atta a grandi concepimenti, più suscettibile delle forti impressioni da cui prendono vita e colore. Universalmente si sa che lo sport è l’elemento vitale che tende a sviluppare e rinvigorire le forze corporali, e mantenere vivo lo spirito, e quindi esso entra a far parte integrante della nostra educazione morale e materiale. E qui si ha ragione di proclamare che lo sport rappresenta specialmente per noi sordomuti una necessità assoluta, perché contribuisce a mantenere in uno stato di perfetto equilibrio il nostro morale evitando lo svilupparsi di quel complesso di debolezze che hanno origine dalla mancanza di uno dei cinque sensi: l’udito».
I soci fondatori della “Silenziosa”. Al centro, seduto, è Emidio Pacenza, con accanto (con abito chiaro, a fiori) la direttrice della Scuola Tarra, Rosa Marelli Vergani.
1924 – NASCE LO SPORT «SILENZIOSO» INTERNAZIONALE
Ecco come si crearono i Giochi Sportivi Internazionali “Silenziosi”:
Il 16 agosto 1924, in un locale del «Café de la Porte Dorée», al 275 di Avenue Dumesnil, presso la Porte de Vincennes, a Parigi, si riunirono:
- Per la Francia i sigg.E.Rubens-Alçais e A. Bascoul;
- Per il Belgio i sigg. A. Dresse e W. Dedecker,
- Per la Gran Bretagna il Rev. Vernon Tones,
- Per l’Olanda i sigg. G.M Koudys e H. Nederlof,
- Per l’Ungheria il sig.A. De Szalay,
- Per l’Italia il sig. R. De Marchi,
- Per la Polonia i sigg.K. Wlortowschi e J.Chriniawski,
- Per la Romania il sig. J. Mendersohn,
- Per la Cecoslovacchia il sig. J. Riha.
I rappresentanti delle nove nazioni hanno eletto una commissione provvisoria, conferendo la presidenza della stessa a E. Rubens-Alçais e nominando segretario A.Dresse
E.Rubens-Alçais sottolineò la necessità della formazione di una Federazione sportiva internazionale di sordomuti e, dopo un fruttuoso scambio di vedute con gli altri membri della Commissione, fu stabilito di chiamarla «Comité International des Sport Silencieux», avente per scopo di stabilire un’intesa fra tutte le federazioni sportive di sordomuti esistenti a quell’epoca e in futuro.
E’ stato poi Antoine Dresse a esporre i principi che sarebbero serviti per redigere lo Statuto del nuovo organismo, sia per amministrarlo, che per istituire i Giochi quadriennali dei sordomuti.
Il Comitato esecutivo fu poi così costituito:
- Presidente: Rubens-Alçais (Francia)
- Vice presidenti: E Koudy (Olanda)
- Rtha (Cecoslovacchia)
– Segretario-tesoriere A. Dresse (Belgio)
- Consiglieri V. Tones (Gran Bretagna)
- Bascoul (Francia)
- De Decker (Belgio)
Fu da quel primo evento internazionale, seguito dal giovane Emidio Pacenza, milanese di adozione e napoletano di nascita, come accompagnatore e primo tifoso di Roberto De Marchi, questi si diede da fare, a Milano per costituire una società sportiva e, com’egli stesso ha diagnosticato, «…per uscire da questo doloroso marasma – la vita dei sordomuti del tempo, secondo Pacenza, era paragonabile ad un grave decadimento confusionale che generava caos – e balzare alla luce del sole, per vivere una vita di moto, di lavoro e di perfezionamento morale, per poi venire a contatto con quelli che mal ci giudicano. Ma per avere una più giudiziosa considerazione da parte del consorzio umano è assolutamente necessario convertire i nostri stati d’animo rozzi e quasi selvatici in quelli della comprensione e del reciproco rispetto, con tanta fiducia e buona volontà».
Gli anni difficili di Pacenza e del C.S.S.I.
Nel 1928, nonostante il grande impegno profuso da Emidio Pacenza (nella foto), l’Italia non fu ammessa alla seconda edizione dei Giochi Mondiali Internazionali, dei sordi, perché ancora mancante di una propria organizzazione nazionale.
Pacenza, diede quindi vita, con altri volenterosi sordi del tempo, al Comitato Sportivo Sordomuti Italiani, ma per attuare quel progetto dovette scontrarsi con l’ostinata incomprensione di non pochi elementi del suo tempo, i quali non credevano nel valore sociale e morale dello sport fra i sordi, di cui egli era, invece, un tenace assertore.
Fu quindi la Società Sportiva Silenziosa, non esistendo ancora un organismo sportivo a carattere nazionale in Italia, a prendere con grande determinazione l’iniziativa di indire il primo incontro internazionale, di calcio, con la Svizzera, che già aveva una federazione elvetica, per costringere gli organismi sportivi competenti ad appoggiare l’idea della formazione di una struttura sportiva nazionale fra i sordomuti.
E’ stato dopo quell’incontro, che ebbe un’influenza grandiosa nell’opinione pubblica, che Pacenza volle a tutti i costi rendere operativo il Centro Sportivo Silenzioso Italiano, C.S.S.I., pertanto chiese la collaborazione diretta delle altre società sportive di Sordi che nel frattempo si erano costituite in Italia, come Genova, Torino e altre.
Gli anni della sua presidenza furono durissimi per Pacenza e per il suo staff di idealisti sportivi, costellato di molte amarezze e poche gioie. Una grande contentezza fu per Pacenza il contributo che riuscì ad avere da parte del Governo per permettere agli atleti azzurri, calciatori e ciclisti, di partecipare alla terza edizione dei Giochi Internazionali Silenziosi, a Norimberga (Germania) nel 1931. Per ottenere quel contributo, egli dovette sudare le proverbiali sette camice, cercando raccomandazioni a tutti i livelli e chiedendo l’intervento delle autorità politiche per sboccare la situazione. Ebbe pure il sostegno da parte del direttore del “Popolo d’Italia”, il maggiore giornale quotidiano del tempo, dove Pacenza lavorava, al quale egli aveva esposto i suoi timori e il desiderio vivissimo di dimostrare sul campo la gran forza degli sportivi sordi italiani.
L’organo del Comitato continuò poi a funzionare fino al 1953, quando l’istituzione dell’Ente Nazionale Sordomuti ne assorbì la competenza, assicurandone il finanziamento, e fu riformato con la costituzione della Federazione Sport Silenziosi d’Italia (F.S.S.I.), che era propriamente il Centro Nazionale dell’educazione fisica e sportiva dell’ENS, e tale rimase fino al 1990, quando fu sciolto per confluire nella nuova federazione, unificata con altre categorie sportive di disabili, di cui in questo libro racconteremo più avanti.
LO SPORT «SILENZIOSO» IN ITALIA
Primi contatti fra Milano e Genova
Non bastava la sola città di Milano: «…per avere lo sport fra i sordomuti» ma, avvertiva Pacenza, occorreva diffonderlo anche in altre città, per essere in grado di formare una squadra nazionale, e poter competere contro i sordi dell’estero che nello sport, come riteneva il fondatore dello sport silenzioso italiano, a quel tempo erano già «nel massimo splendore», e tale concetto il giovane lungimirante Pacenza lo dichiarò durante la seconda assemblea della Società Sportiva Silenziosa, tenutasi a Milano il 14 giugno 1925.
Grazie all’intensa propaganda di Emidio Pacenza, lo sport fra i sordi cominciò a prender vita e forma. A Genova il giovane Circolo Sportivo, annesso all’Associazione «O. Assarotti», sorto per iniziativa dello stesso Pacenza dopo un suo discorso di propaganda tenuto ad Alessandria l’anno prima. Quell’anno, 1926, si disputarono due incontri di calcio, uno con i Sordomuti dell’Istituto Assarotti l’altro con una società Sportiva composta di udenti, vincendo consecutivamente entrambe le partite per 1-2 – 1-0. Era evidente come lo sport fra i sordomuti cominciava a farsi strada e a dar segni di buona volontà e capacità e nonostante le differenze e il pessimismo di certi sordomuti che non avevano altro pregiudizio che quello di rendere meno colorata e gaia la vita della maggior parte dei sordomuti desiderosi di ascendere e di competere con gli udenti, ben sapendo che lo sport è l’unica arma e l’unica forza capaci di risvegliare tutti gli assopiti valori morali portandoli alla viva luce del sole della vita che opera e guarda all’avvenire migliore; ma ormai lo sport in Italia aveva la sua ragione di essere.
La Silenziosa di Milano era sulla strada dell’avvenire, avendo definitivamente sistemato la sua posizione disciplinando tutti gli esercizi sportivi sul vastissimo campo della Società Sportiva «Forza e Coraggio» dove si potevano praticare i diversi rami dello sport secondo l’inclinazione dei propri associati. Gli allenamenti di foot-ball erano eseguiti con squadre complete, rappresentate da udenti, e ciò era di buon auspicio per quei soci sordomuti che diventavano presto esperti con l’inizio del ciclo di competizioni nazionali e Internazionali.
Il Presidente della «Silenziosa», Pacenza, aveva intanto preso accordi con la Società sportiva fra i Sordomuti di Genova per concretare un incontro dimostrativo delle due Società, e che sarebbe stato il punto di partenza delle future manifestazioni sportive nazionali e internazionali, avendo ormai l’Italia dei sordomuti la possibilità di formare la squadra nazionale composta di elementi di Milano, di Genova e di Cremona.
La notizia di quel prossimo incontro, disputatosi il 30 agosto 1926 (e dove i genovesi hanno vinto ben 6-0) aveva riscosso molto interesse fra i sordi del tempo, i quali si erano augurati di «… poter vedere presto la gioventù silenziosa affermarsi e rivelarsi all’Italia intera». E fu esattamente così!
Inizio dell’attività sportiva nazionale
L’inizio dell’attività sportiva dei sordi italiani in campo nazionale, ovvero i campionati di categoria, avvenne nel 1926, quando fu disputato un improvvisato campionato italiano di ciclismo, di cui l’albo d’oro dello Sport Silenzioso conserva i risultati: 1° Cermesoni, 2° De Francisci, 3° Arduino nel 1926 e poi, nel secondo campionato italiano di ciclismo disputatosi nel 1927, riconfermato 1° Cermesoni, quindi 2° Colombo e 3° De Francisci), ma nessuna cronaca è reperibile dei due eventi. La sperimentazione del campionato italiano di ciclismo si interruppe al secondo anno e riprese solo oltre venti anni più tardi, dopo la tragedia della seconda Guerra mondiale, nel 1948.
Il lodevole e instancabile lavoro compiuto da Emidio Pacenza per portare gli atleti italiani ai Giochi Internazionali di Amsterdam 1928 non fu coronata da successo, soprattutto perché mancava, allora, un’organizzazione nazionale dello sport silenzioso che nacque solo nel 1929 e fu chiamato Comitato Sport Silenzioso d‘Italia (CSSI).
E’ tuttavia significativo che solo un anno dopo la fondazione della Silenziosa milanese, capostipite delle attuali società sportive silenziose, oggi almeno una in ogni provincia italiana, già molti appassionati di sport aderirono a formare il consiglio direttivo di quella società. I mezzi finanziari e le prospettive conseguenti non erano certo floridi, ma era tenace la volontà e la certezza che la pratica agonistica servisse a «…balzare alla luce del sole e vivere una vita di moto, di lavoro e di perfezionamento morale…», come ha lasciato scritto lo stesso Pacenza, il quale ha rivelato doti culturali eccezionali, considerato che all’inizio del secolo scorso la maggioranza della popolazione, e la quasi totalità dei sordomuti, era analfabeta.
L‘organizzazione sportiva nazionale, che inizialmente si chiamò Comitato Sportivo Sordomuti Italiani, sorse nel 1929 per iniziativa di Emidio Pacenza, ed ebbe sede in un modesto locale di Via Piave, mentre la Società Sportiva Silenziosa, pure questa guidata dal dinamico Emidio, si trovava in un altro locale in via Panfilo Castaldi.
La costituzione del Comitato – composto di personaggi generosi, che affidarono la direzione allo stesso a Pacenza – si era resa necessaria per la partecipazione alla gara internazionale di calcio fra Italia e Svizzera, disputata appunto quell’anno, il 1° aprile 1929. La gara, Italia-Svizzera, si disputò sul campo dell’Arena Civica, dove a quel tempo giocava l’Ambrosiana, come allora si chiamava l’Inter del grande Meazza.
1925
Presidente: Emidio Pacenza
Consiglieri: E. Righetto, P. Solza, D. Fontana
Ufficialmente «Prima società sportiva fra sordi in Italia»
- «Il giorno 10 del mese di maggio 1925, alla scuola comunale «Giulio Tarra», in un salone gentilmente concesso, ha avuto luogo la prima riunione degli audaci iniziatori per la formazione di una Società Sportiva fra i sordomuti di Milano, con a capo il sordo parlante Emidio Pacenza, l’ispiratore di questa iniziativa.
… Infine il sig. Pacenza, ringraziando il sig. rag. De Blasio, che gli aveva offerto la sua collaborazione in qualità di Direttore Tecnico e come consulente, propone all’Assemblea la costituzione del sodalizio, perché la nuova generazione possa comprendere come ai sordomuti non manchi il senso del patriottismo e con il mostrare alla Patria sordomuti degni e virilmente educati attraverso le sane discipline sportive: e prega l’Assemblea di approvare il primo articolo dello Statuto che suona così:
Art. 1 – E’ costituita in Milano una Società Sportiva denominata “Silenziosa” allo scopo di diffondere l’Educazione fisico-morale e i sani esercizi sportivi fra i sordomuti».
I presenti approvano solennemente».
(dal verbale della 1a Assemblea della S.S.Silenziosa di Milano)
ma…
«Non basta Milano ad avere lo sport fra i sordomuti, e voi dovete affiancarmi…
Se vedremo sorgere in altre città lo sport fra i sordomuti, allora potremo essere sicuri di formare una squadra nazionale per metterci contro i sordomuti dell’estero, che nello sport sono nel massimo splendore».
(dalla relazione di Emidio Pacenza alla 2a Assemblea della S.S.Silenziosa di Milano, il 14/6/12925)
Dante Fontana, un “pilastro” della squadra di calcio