Resta informato
Scopri tutte le notizie e rimani aggiornato iscrivendoti alla newsletter
Lingua dei segni «lasciapassare» per l’inclusione
Avvenire del 30/09/2021
È utilizzata da oltre 70 milioni di individui nel mondo, nata per le persone sorde ma sempre più diffusa nei molti casi di disabilità comunicativa. La Giornata internazionale delle lingue dei segni, l’iniziativa celebrata il 23 settembre e che nasce da una risoluzione delle Nazioni Unite adottata nel 2017, intende promuovere l’identità linguistica e la specificità culturale di tutte le persone sorde e segnanti in generale. «Questa lingua – spiega suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della CEI e interprete di lingua dei segni – si usa ormai comunemente in diverse situazioni, ad esempio nei casi di disturbo dello spettro autistico o di disabilità comunicative transitorie, come gli ictus. Ha un ruolo sociale importante: tutti infatti devono avere accesso alla lingua per essere cittadini, per essere integralmente parte di una comunità, e allo scopo non solo di ricevere ma anche di esserne costruttori, come dice papa Francesco».
In ambito ecclesiale sono stati fatti importanti passi in avanti negli ultimi anni, e la lingua dei segni è diffusa in molte parrocchie: «Oggi si utilizza non solo per la Messa ma anche per la catechesi e i cammini pastorali. E poi ormai è considerato normale vedere l’interprete nei grandi momenti della Chiesa. Come CEI abbiamo molto lavorato sull’accessibilità nei luoghi di culto, con la formazione, la produzione di sussidi e la traduzione della Bibbia, del Lezionario domenicale e, naturalmente, dei contenuti CEI. Fino ad arrivare al progetto “Nessuno escluso”, nato per rendere pienamente fruibili le parole del Papa, tradotte in lingua dei segni italiana e in lingua dei segni americana. E il progetto potrebbe ancora crescere».
Un’idea di accessibilità che comporta una generale sensibilizzazione e una maggiore responsabilità da parte di tutti: «Le persone sorde – conclude suor Veronica – non solo fruiscono dei contenuti ma ora sono voce attiva e partecipano ai processi decisionali. In questo modo ciascuno può mettere a disposizione i propri doni».
di Danilo Poggio