Le frasi che non si dovrebbero mai dire a una persona sorda
Vanity Fair del 28/05/2021

Cosa non si dovrebbe mai dire a una persona sorda? Ve lo racconto in questo video. Sono Chiara e ho 27 anni. Quando voglio raccontare la mia storia, dico sempre che la cosa migliore è essere spontanei, senza nessun filtro, senza spazio e tempo. Sono nata sorda e non si sa perché.

Mia madre non ha avuto la rosolia in gravidanza, o simili. Io non ho avuto una grave malattia nei primi anni dell’ infanzia. Quindi quando sono nata avevo già un mistero addosso, un qualcosa di grande che non si poteva spiegare. Come se la sordità fosse predestinata a me. I miei genitori hanno scoperto tardi, avevo 1 anno, che ero una bambina con sordità profonda, ipoacusia neurosensoriale neurovegetativa. Finché un giorno, mia madre andò dall’otorino e d’istinto gli disse: «controlli mia figlia». Da lì trovò la conferma: «sua figlia è sorda come una campana!». Andò a casa, si mise sotto le lenzuola con me e mi cantò all’orecchio, piangendo, le sue canzoni preferite. Pensò fra sé e sé: “mia figlia non può non sentire la musica!” Poi, finito lo sfogo, si rimboccò le maniche e cominciammo insieme un cammino meraviglioso, difficile e faticoso.

Dal primo anno di vita sono stata protesizzata, ho iniziato a fare logopedia, ho fatto anche musicoterapia, e da due anni ho l’impianto cocleare. Questo non vuol dire che è sempre stato rose e fiori. Anzi, una volta ho toccato il fondo, ma spesso, solo lì si trova la forza di risalire. I miei genitori, soprattutto mia madre a cui devo tantissimo se non tutto, fin dal primo momento mi hanno fatto vivere questa situazione non come una malattia, un dolore. Bensì come una sfida da cogliere e vivere, una strada non battuta da percorrere. Per tutto questo io sono e mi sento diversa, perché è proprio grazie alla mia “sfortunata” sordità che riesco a vedere il mondo con occhi diversi che mi permettono di distinguere le persone “tossiche e nocive” da quelle semplici e positive e preferisco avere a fianco le persone che non si sentono “normali” perché poi cosa sarebbe la normalità? Nessuno lo sa e lo è veramente, ma certo pochi sanno che essere diversi è una forma di ricchezza. Per chi la possiede ma anche per chi la rispetta. Sono quelle le persone migliori. E questa è la mia vita finora. Dove mi porterà? Cosa mi farà scoprire? Lo scoprirò solo vivendo.

Ho deciso di aprirmi tanto sui social facendo autoironia, sperando di far capire alle persone che la mia disabilita non deve creare ne disagio ne compassione, le difficoltà sono tante, tutti i giorni, ma sono mie e li affronto quotidianamente ,agli altri chiedo solo un comportamento normale. L’ho fatto perché in questo momento i social sono il mezzo più veloce e più rapido, sapevo di essere pronta a qualsiasi reazione ci fosse stata sulla rete, ma non credevo di ricevere tanti messaggi positivi e di appoggio. L’ho fatto per me, è stata una sfida con me stessa, senza preoccuparmi delle condivisioni o delle critiche.
Il mio messaggio è: apritevi alle diversità perché fanno parte della vita, ogni diversità è unica, tutti siamo diversi, questa è la magia della vita. Vivere con spensieratezza perché con l’ironia abbatterò i pregiudizi.

Testo e video di Chiara Bucello