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La storia del Principe di Savoia sordomuto: il genio artistico di Emanuele Filiberto
Valsusa Oggi del 10/02/2022
Quasi sempre nelle famiglie di persone con problemi di sordità o di espressione nasce il timore che questa condizione possa compromettere le capacità di comunicazione provocandogli isolamento e frustrazione. È importante però sapere che non si tratta di un limite insuperabile.
Esistono numerosi casi di personalità con serie difficoltà di comunicazione che nella loro vita hanno superato brillantemente questi ostacoli e si sono rivelate figure geniali. Vediamo un esempio fra tutti, perché si possano considerare le cose nella giusta prospettiva. Oltre che un’interessante pagina storica, questa è anche una storia educativa ed inclusiva da raccontare ai bambini per insegnare loro la potenza della diversità. Emanuele Filiberto di Savoia (sì, è un caso di omonimia, non stiamo parlando del mancato vincitore di Sanremo 2010), Principe di Carignano, nacque nel 1628.
Il giovane Principe nacque sordo. La sua condizione era grave, tale da compromettere la sua capacità di esprimersi: divenne quindi sordomuto. Sua madre, Maria di Borbone, nutriva per lui un profondo disprezzo, delusa dalla sua incapacità di espressione che lasciò costernata tutta la casata.
All’epoca non esistevano specialisti in grado di supportare una persona con sordità; c’era però una scuola spagnola per sordomuti, diretta da un prete, Don Manuel Ramierez. Il Principe venne quindi mandato in Spagna, dove ebbe la fortuna di poter essere educato secondo il metodo sviluppato da questo religioso: Emanuele Filiberto imparò quindi a leggere le labbra e a farsi comprendere grazie a lezioni purtroppo caratterizzate da severe punizioni corporali.
Penserete che in queste condizioni Emanuele Filiberto sia stato aiutato ad imparare l’italiano. Lui non solo imparò a comprendere l’italiano, ma anche il francese, lo spagnolo e il dialetto piemontese; riuscì inoltre ad imparare a farsi capire con espressioni semplici. La sua educazione proseguì grazie ad altri precettori e nel tempo egli si mostrò un uomo curioso, intelligente e molto portato per l’architettura e lo studio delle arti del comando militare. Partecipò anche a diverse battaglie e si distinse in svariate circostante, ma dovette lottare per tutta la vita contro i pregiudizi nei suoi confronti.
A lui si devono il restauro del Castello di Racconigi e una parte del disegno della Reggia di Venaria Reale (per la precisione, un’intera balconata venne demolita e ricostruita in seguito alle sue osservazioni). Ma la vera sorpresa è scoprire quale edificio sia stato interamente progettato da Emanuele Filiberto di Savoia e sia poi diventato la sua dimora. Si tratta di uno dei più spettacolari esempi di arte barocca piemontese: Palazzo Carignano.
Chi di noi non è passato affianco a Palazzo Carignano a Torino? Tutti siamo stati affascinati dalle sue linee sinuose, dal suo disegno geniale, e nonostante Torino sia una culla di storia dell’arte, Palazzo Carignano si distingue da tutto, rappresenta qualcosa di nuovo e di diverso. Ecco una vicenda che è importante far leggere a chi teme che la sordità, la balbuzie, la dislessia e le altre difficoltà di comunicazione possano essere causa di isolamento e rappresentare ostacoli alla realizzazione personale.
Oggi le difficoltà di udito e di comunicazione sono ampiamente supportate da specialisti medici ed esperti che sono in grado di trovare la soluzione migliore per ogni paziente con interventi di svariata natura. Non bisogna avere paura di fare un controllo e non bisogna temere per chi ha ricevuto una diagnosi: il secolo delle pene corporali è ormai ampiamente superato, le nuove tecniche prevedono l’uso di protesi acustiche, di impianti cocleari, l’intervento degli audiometristi, la riabilitazione logopedica e il supporto psicologico, con risultati estremamente validi.
E adesso, conosciuta la sua storia, vale la pena di ripassare davanti a Palazzo Carignano almeno una volta, soffermandoci ad ammirarlo pensando che è stato progettato da un Principe sordomuto: questa volta, saremo noi a restare senza parole!
di Patrizia Peluso