Venerdì 9 agosto è venuto a mancare il nostro Consigliere di Amministrazione, il Diacono Umberto Castelli.

Umberto era stato nominato dall’Arcivescovo di Milano all’interno del CdA ed ha iniziato la sua attività in Fondazione il 17 ottobre 2013.

Sin da subito si è rivelata una presenza operosa, con il ricupero dei rapporti tra la Diocesi di Milano ed il variegato mondo della disabilità uditiva, tanto desiderato da  mons. Emilio Puricelli. L’opera, avviata da Umberto con passione e determinazione, ha portato poi, nel 2019, alla realizzazione dell’incontro dell’Arcivescovo Delpini con tante Persone Sorde al Centro Asteria, alla costituzione del Consiglio Pastorale Diocesano per i Sordi ed ad altre importanti iniziative. A Umberto si devono le pubblicazioni “L’angelo di Dio” (foto) e “Le mie preghiere in Lis” e l’avvio dei rapporti di collaborazione con suor Veronica Donatello, Responsabile dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità. Sempre Umberto è stato  tenace sostenitore dell’impegno della nostra Fondazione per il progetto “Nessuno escluso!” del Vaticano, finalizzato a rendere accessibili le Udienze e gli Angelus del Santo Padre. In questo solco stava dedicando il proprio impegno anche al Giubileo del 2025: voleva che il Pio Istituto dei Sordi operasse perchè anche le Persone con Disabilità uditiva risultino protagoniste in questo importante momento della vita della Chiesa.

Sabato 10 agosto, in un’assolata giornata d’estate, è stato celebrato il suo funerale presso la Chiesa di Sant’Alessandro a Pieve Emanuele (MI), sua città di residenza. Nutritissima è stata la partecipazione di amici e conoscenti, che hanno voluto portare il loro ultimo saluto a Umberto; tra essi anche la Vice Presidente del Pio Istituto dei Sordi, Prof.ssa Rita Sidoli e il Consigliere Dott. Umberto Ambrosetti, in rappresentanza dell’intero CDA della Fondazione, e molti Benemeriti e Dipendenti.

Certamente non mancheranno altre occasioni ed iniziative per ricordare Umberto, soprattutto nel segno di quella generosa ed operosa attività di servizio alle Persone fragili ed in difficoltà.

E anche per dirgli ancora una volta GRAZIE!  per tutto quanto ha fatto per la nostra Fondazione.

Lasciamoci ora con l’omelia di don Giuseppe Como, Vicario Episcopale per l’educazione e la Celebrazione della Fede, che ha presieduto la cerimonia funebre; omelia che ben riassume il multiforme impegno di Umberto nella Chiesa e nella Società:

  1. Omelia nelle esequie del diacono Umberto Castelli Pieve Emanuele, 10.08.2024. Testi: Le 22, 7-20.24-30; Mt 27,45-52; Gv 20,19-23.

 

“La passione e la risurrezione di Gesù sono sicuramente la vicenda personale di un uomo, il Figlio di Dio fatto uomo, che va incontro alla morte in un contesto di solitudine e di ostilità, ma sono anche la storia di legami profondi, prima di tutti quelli tra Gesù e i suoi discepoli, che sembrano interrompersi per sempre nel momento più alto e più intimo e si riallacciano dopa la risurrezione in una modalità nuova e ancora più profonda.

Il diacono Umberto ha ripercorso nel suo itinerario di fede questa vicenda, con un suo personale cammino di fede solida nella prova ma anche con la ricchezza di tanti legami e relazioni vissute nel segno della condivisione e del servizio. 1l vangelo dell’ultima cena ci parla del desiderio ardente di Gesù di mangiare questa cena pasquale insieme ai suoi discepoli, desiderio immaginiamo corrisposto dai discepoli stessi, che pure devono fare i conti con la loro fragilità, con l’ambizione di emergere, di mettersi al primo posto. I1 diacono Umberto ha vissuto una schietta e generosa fraternita con i suoi confratelli diaconi: ricordo il suo impegno, la sua pazienza nell’affiancare un confratello in difficoltà, la sua disponibilità a ricoprire il ruolo di tutor nei confronti dei diaconi di recente ordinazione, ricordo la sua preoccupazione, il pensiero per confratelli che facevano fatica nella loro destinazione pastorale, soprattutto per qualcuno che viveva un po’ ai margini della vita pastorale, e le proposte che mi faceva, i suggerimenti che mi dava per cercare di ridare loro una prospettiva migliore, un inserimento più attivo e significativo nella vita ecclesiale. Umberto si è preso cura dei confratelli diaconi, ha avuto lo sguardo di chi non vuole lasciare indietro nessuno, di chi si accorge delle fatiche, magari anche delle riottosità, delle chiusure, di certe ribellioni silenziose, e si è interessato, si è speso perché questi fratelli non mancassero alla cena pasquale e potessero più pienamente corrispondere al desiderio del Signore di avere tutti alla sua mensa.

L’avevo coinvolto nell’Equipe regionale lombarda per il diaconato, e li è emersa la passione di Umberto, il desiderio di pensare la figura del diacono e il suo ruolo nella Chiesa, li abbiamo vista la sua combattività, il suo essere esigente, senza fare sconti ai ritardi e alle lentezze e ai blocchi che ancora nella Chiesa impediscono di apprezzare pienamente il ministero diaconale. Ma Umberto, anche negli interventi più dialettici e magari polemici, non ha mai perso la sua dolcezza, ha accompagnato anche le critiche più severe con il sorriso, ci ha insegnato che ci si può, ci si deve appassionare alle idee e alle discussioni di principio, ma alla fine devono prevalere le relazioni, deve vincere l’amicizia e il rispetto tra le persone, la concretezza e la bellezza del camminare insieme nella Chiesa. E la lezione di Gesù, che risorto dai morti non perde tempo a rinfacciare ai discepoli questioni di principio, a rimettere a posto le cose sottolineando i loro errori e i loro fallimenti, ma riallaccia la relazione con loro donando il suo perdono e la sua pace, e rendendoli ministri di riconciliazione.

Cura dei legami, senso della Chiesa, servizio a chi fa fatica: come non ricordare, in questa scia, l’impegno del diacono Umberto nel Pio Istituto dei Sordi e per una più puntuale e attenta accoglienza nella Chiesa delle esigenze dei fedeli non udenti? Umberto non si è limitato a seguire con la consueta generosità questa problematica, si è anche preoccupato perché i ministri ordinati, diaconi e presbiteri, maturassero una sensibilità maggiore nei confronti di queste persone, perché nessuno si senta escluso nella Chiesa.

In questo intreccio di relazioni, si e dipanata, come per Gesù nella passione, anche la vicenda personale della fede del diacono Umberto. “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”: questa parola rivolta da Gesù e ai suoi discepoli può benissimo descrivere la parabola credente di Umberto. Egli è stato un uomo provato, nella vita famigliare, nella malattia degli ultimi tempi, ma ha perseverato nella fede, e rimasto fedele, è stato in senso pieno un uomo di fede. Nella fede ha interpretato tutta la sua esistenza, che non avrebbe avuto senso ai suoi occhi al di fuori della relazione con ii Signore. Nella fede ha trovato il sigillo del suo ministero, che è stato profondamente diaconale, cioè di servizio, alieno da onori e pretese di riconoscimento, e anche autentico nella sua dimensione laicale: ii diacono Umberto è stato assolutamente lontano da ogni clericalismo.

Gesù risorto riallaccia il filo del rapporto con i discepoli offrendo la pace e facendoli ministri di riconciliazione: noi crediamo che il ministero del diacono Umberto, che è stato ministero di relazioni, di tessitura di rapporti, di inclusione rispetto a coloro che rischiavano di restare ai margini, ora rifluisce e trova il suo approdo definitivo nella pace del Regno che è frutto prezioso dello Spirito. Umberto interceda per noi perché sappiamo essere, ognuno secondo la propria vocazione, ministri di riconciliazione”.

 

Milano, 10 agosto 2024

  1. Lorenzo, diacono e martire

 

Desidero condividere la preghiera di suffragio e di riconoscenza di coloro che hanno conosciuto, amato, stimato il diacono Umberto Castelli.

Amabile e paziente, generoso e competente, uomo di fede e uomo di Chiesa, ha portato a compimento nel ministero diaconale una vita dedicata alla famiglia, qualificata nella professione.

Non gli sono mancate le tribolazioni, le incomprensioni, le inquietudini per le vicende personali di cui si è fatto carico, ma ha trovato forza e serenità nella fede, nelle amicizie, nella disponibilità alla Chiesa.

Nel servizio diaconale ha esercitato il ministero nella vita ordinaria della comunità cristiana e nell’attenzione straordinaria a diversi ambiti di fragilità, impegnato nella pastorale dei sordi, nell’attenzione alle povertà diffuse nel territorio.

La malattia troppo aggressiva e troppo rapida l’ha introdotto ora nella consolazione di Dio. Sono certo che saprà ancora ispirare parole e servizi e gesti di consolazione intercedendo presso Dio per i suoi cari e per tutti.

 

+ Mario Delpini

Arcivescovo di Milano