L’Arena del 07/06/2022

«Vedere voci» è un viaggio in un mondo duro fatto di emarginazione e cecità. E che abbatte tanti tabù.  Adelphi ripropone l’opera dello studioso morto nel 2015.

La sordità è una condizione più devastante della cecità. Questa è la conclusione di un appassionato studio di Oliver Sacks (morto nel 2015), riproposto ora da Adelphi: Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi. La storia dei sordi è fatta di emarginazione e… cecità.

L’eclettico studioso inglese demolisce ogni pregiudizio sui sordi: e sono stati molti nella storia i tabù verso i non udenti, ritenuti intellettivamente subnormali, di fatto emarginati, se non addirittura segregati, reietti dalla società, costretti all’ignoranza e all’analfabetismo. Solo verso la fine del Settecento è stata posta qualche attenzione all’educazione dei sordi. Il primo a costituire una scuola loro dedicata fu il romano don Tommaso Silvestri. L’esempio fu seguito tra gli altri dal veronese don Antonio Provolo. Sacks critica negativamente la decisione del 1977 di abolire le scuole speciali e mandare i sordi alla scuola normale. Una importante conquista culturale e sociale da parte dei sordi si ha con l’applicazione della lingua dei segni. Ciò non toglie che le persone non udenti (un neonato su mille nasce sordo) incontrino tuttora insormontabili difficoltà di accesso agli strumenti culturali e quindi alla negazione del diritto a un lavoro all’altezza delle loro capacità. La difficoltà più apparente per un sordo appare quella della comunicazione, ma – sostiene Oliver Sacks, prima che la comunicazione si deve affrontare il problema dell’apprendimento. L’equivoco di fondo è ritenere che la sordità sia una menomazione mentale. Ovviamente non si tratta di un handicap intellettivo. Il bambino sordo da piccolo era escluso dal gioco, da grande era escluso dai rapporti sociali. Il sordo, specie nel passato, veniva escluso dall’apprendimento; non imparava a usare il cervello lasciato nella condizione di idiota, con il pensiero atrofizzato. Al massimo l’intelligenza veniva confinata in un mondo visivo, incapace di relazionare l’immagine al linguaggio, ma un essere privo dell’udito e incapace di articolare la parola non è privo della mente e della capacità di sviluppare il pensiero. Sacks a tale proposito fornisce una serie di testimonianze scientifiche (spesso commoventi) sulle possibilità delle persone sorde di appropriarsi di un linguaggio che consente loro di espandere l’anima e svolgere una vita affettiva, sociale e lavorativa “normale”.

Il linguaggio dei segni ha contribuito a riscattare per i sordi una vita dignitosa e aperta al mondo, compiendo culturalmente grandi di emancipazione. Negli Stati Uniti c’è una università riservata alle persone non udenti, l’università Gallaudet, dove nel 1988 gli studenti organizzare manifestazioni e sciopero a oltranza, per ottenere la nomina di un rettore sordo e per avere maggiore rappresentatività nella direzione accademica dell’ateneo, quasi interamente composta da udenti. Dopo una lunga lotta, alla fine vinsero i sordi. Dal canto suo Sacks che fino a tre anni prima di scrivere questo saggio aveva nei confronti dei sordi gli stessi nostri pregiudizi, alla fine si convinse a intraprendere lo studio della lingua dei segni.