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Ipoacusia, ecco come migliora la vita con un impianto cocleare
Altraeta del 11/02/2022
Claudio Macchia, 55 anni, appassionato di musica country, balli folk e occitani, è portatore di un impianto cocleare all’orecchio sinistro. Insieme a MED-EL, società specializzata nella produzione di sistemi acustici, conosciamo meglio la sua esperienza:
Ci può raccontare quando ha capito di avere problemi di udito?
«Mi sono accorto della mia ipoacusia circa una ventina di anni fa, a 35 anni, quando le mie erano ancora piccole. Ricordo che nel giro di 15 giorni ho perso l’udito nell’orecchio sinistro, ed è stato drammatico. Già in precedenza avevo avuto crisi connesse all’apparato uditivo, con la cosiddetta sindrome di Menière, che di solito procura vertigini, ma nel mio caso si manifestava procurandomi sordità. Per oltre 10 anni mi sono “accontentato” di ciò che sentivo con l’orecchio destro, utilizzando un apparecchio acustico. Questa soluzione andava bene in ambienti chiusi, ma non sentivo molto bene all’aperto, poiché percepivo il suono in modo poco naturale. Per questi motivi, mi sono deciso per l’impianto cocleare nel 2013».
Com’è stata la sua esperienza?
«Esperienza positiva sin dall’inizio. È stato meraviglioso tornare a sentire, e soprattutto a ballare! Io già ballavo la musica country (non si sa come!). Dopo l’impianto, ho cambiato genere: ora ballo folk, balli occitani… e devo dire che con l’impianto è tutta un’altra cosa, soprattutto quando la musica è dal vivo. Non solo: con l’impianto cocleare ho da subito percepito un suono piacevole, e mi sono sentito più sicuro in tutte le circostanze della vita quotidiana, ad esempio quando devo rispondere al telefono, o semplicemente parlare con qualcuno. Con l’impianto ho la certezza di poter comprendere chi parla, senza alcun fastidio. Anche il decorso postoperatorio è stato breve e sereno: ricordo che il giorno dopo l’intervento ho ripreso a guidare e dopo solo 15 giorni sono tornato a lavorare»
Quali sono le altre sue passioni?
«Mi piace molto la musica dal vivo, guardare la tv (che prima dovevo seguire con i sottotitoli), andare al cinema».
Come si sente adesso quando balla? Lei continuerà, quando sarà possibile?
«Ballare è un’esperienza bellissima, soprattutto per chi come me ha un impianto cocleare, perché aumenta enormemente l’autostima. Non sono un ballerino eccezionale, ma me la cavo abbastanza bene: tutto questo mi rende molto felice e fa anche bene alla salute. Non vedo l’ora di poter tornare a ballare quanto prima… speriamo che quest’estate non si pensi solo più al Covid».
Cosa può dire a chi si trova nella sua stessa situazione?
«Io parlo della mia esperienza e consiglio a tutti di non arrendersi a “non sentire”. Quando incontro qualcuno con problemi di udito, sottolineo sempre che l’impianto può essere d’aiuto. Ci si sente sicuri e tranquilli in tanti ambiti, ed è possibile anche togliersi lo sfizio di fare cose diverse, come andare a ballare o a sentire la musica. Mi piace molto la musica dal vivo, guardare la tv (che prima dovevo seguire con i sottotitoli), andare al cinema».