Giulia Mazza, un inno alla bellezza musicale
MusicalNews del 02/05/2021

La sua storia trasmessa su Rai 3 in occasione del programma “Che ci faccio qui” mi ha prima di tutto emozionato profondamente e dopo convinto di poter trovare un modo per intervistarla. Contatto Giulia Mazza via Facebook e in poco tempo, con una disponibilità senza pari, accetta la mia proposta di intervista. Il tempo di inviarle le domande che dopo pochi giorni le ricevo. Sono una sorpresa e rivelano una persona splendida e magica. Nonostante sia affetta da sordità dalla nascita il suo genio musicale non ha eguali. Come suona il violoncello – il suo strumento – è un qualcosa di meraviglioso. Il resto della storia nell’intervista…

Sto ascoltando una tua esecuzione e sono rimasto affascinato dal tatto e dal garbo con cui ti esibisci?
“Chiedo scusa se non ho ben capito questa domanda, che mi sembra più una affermazione. Ti ringrazio per aver apprezzato il mio modo di espormi attraverso la musica.”

Credo di poter affermare senza tema che la musica è il centro della tua vita….o sbaglio?
“Beh, è un tema molto ricorrente nella mia vita, come un’ombra che mi segue, sebbene non sia stata al primo posto ma seguita solo con passione. Oltretutto, quando ero una studentessa, scelsi di studiare al liceo scientifico e di iscrivermi all’università ma le premesse di fare il conservatorio non erano incoraggianti, perché tutti mi dicevano che buttano facilmente fuori con calci nel sedere.”

Cosa provi mentre stai suonando nonostante il fatto che tu non senta?
“La musica ha sempre stimolato la mia capacità di ascolto, cominciai ad ascoltare i crescendi e diminuendi poiché il contrasto forte e piano è la cosa più percepibile per una persona sorda, che sente in modo un po’ confuso rispetto ai normoudenti. Poi, un po’ alla volta, iniziai a riconoscere il timbro degli strumenti e ascoltavo le sensazioni che mi dava il suono di un violino piuttosto che quello di un violoncello o di un pianoforte… Con le vibrazioni mi piaceva tantissimo sentire la profondità del suono del violoncello che si espandeva nelle sale, anche se è stato difficile riprodurlo sempre con tale profondità. In sostanza, non è vero che chi non sente non può emozionarsi o non provare nulla con la musica, la differenza sta solo nel fatto che io sono stata a contatto con la musica da sempre, perciò ci sono in un certo senso “entrata dentro”. Non basta forse solo ascoltarla, ma sperimentarla, cantare e suonare insieme agli altri.”

Noto, altresì, una sensibilità bella e ariosa, non trovi?
“Sì, a prescindere dal senso dell’udito, normalmente i musicisti sono sensibili a diverse cose.”

Certo per arrivare a tali livelli ciò ha comportato studio, studio ed ancora studio…. “Beh, io non mi considero ad un alto livello, oltretutto la mia frequentazione dell’ambiente musicale è stata parziale e non totale, è anche una questione di “esserci dentro completamente”. Se pensiamo poi a quanto fosse più facile il tramandarsi della cultura musicale in famiglie di musicisti professionisti rispetto a chi aveva passione per la musica ma non era nato in una famiglia che avesse cultura in quel campo, la differenza poteva emergere. Il mio studio è stato soprattutto quello di capire in che modo sentono le persone udenti, è stata una fatica pazzesca.”

Come si capisce che tu hai una propensione verso la musica?
“Quando andavo a scuola avevo molta passione nel suonare in orchestra, andavo tutte le domeniche a Mestre, mi facevo due ore di treno per andare alle prove. Ho sempre accettato proposte di suonare insieme agli altri e nel tempo libero studiavo per ore e ore… Non sempre sono riuscita a ottenere i risultati sperati, però se considero il limite che ho nell’udito, secondo me è già abbastanza quello che sono riuscita a fare.”

Il violoncello sembra essere una parte del tuo io, visto la simbiosi che c’è fra di voi. “Sì, il violoncello, essendo anche uno strumento in legno, sembra abbia seguito le diverse fasi della mia vita. Smisi di suonarlo con passione nel periodo in cui stavo frequentando l’ultimo anno di università, in cui persi mia madre e molte cose dovevano cambiare. Dovevo vendere la casa, cercare un lavoro, e quando tirai fuori il violoncello, dopo tanto tempo, mi accorsi che gli era caduta l’anima (è un bastoncino, fulcro del suono, che si trova all’interno della cassa armonica).”

A proposito di violoncello perché proprio questo strumento?
“Il suggerimento iniziale arrivò dalla musicoterapeuta Giulia Cremaschi di Bergamo, che in base al tipo della mia sordità pensò al violoncello per la parte corporea, il suono grave e profondo, simile alla voce umana.”

Quello che stai facendo è per me un inno alla bellezza, tu che ne pensi?
“La bellezza non è sempre visibile da tutti, ognuno ha il proprio modo di vedere, e in ogni momento siamo liberi di scegliere se vedere il bello o tutto nero. Non penso, quindi, che dipenda del tutto da me, ci sarà qualcuno che vedrà tutto nero… Io posso solo fare ciò che la vita mi offre e cercare il bello in questo.”

Alle persone che hanno il tuo stesso handicap cosa vorresti dire in quanto depresse? “La depressione è un problema di comunicazione, non solo con gli altri ma anche con se stessi. La sordità me lo ha fatto capire molto bene. Uno degli ‘schemi’ che ho dovuto ‘rompere’ era quello che ci obbliga a pensare che dobbiamo per forza esser belli e perfetti agli occhi degli altri, di conseguenza temiamo i giudizi e l’isolamento. Quando andavo alle superiori, ricordo che degli insegnanti scrissero in un verbale che durante la ricreazione mi isolavo e mi attaccavo al termosifone. Un compagno, il primo giorno di scuola mi disse: “Guarda che io li conosco già tutti i compagni, so tutti i nomi, spicciati, altrimenti rimani fregata.” È evidente che certi schemi arrivano dall’esterno, e come questi ce ne sono tanti altri, ma quando sono cresciuta e maturata ho capito che sono cose stupidissime. In primis, non bisogna aver paura di stare soli. Arriverà il momento in cui le cose ci appariranno più chiare, bisogna solo aver pazienza e aspettare. Non dobbiamo prender per oro colato tutto ciò che muove questa società, perché tante cose è evidente che non funzionano, se ancora esistono persone che si sentono depresse.”

Ci vuoi raccontare in sintesi la tua vita? Mi pare che la squadra dell’Udinese c’entri qualcosa con la tua vita….
“Sono stata nipote di Lamberto Mazza, ex presidente dell’Udinese calcio negli anni ‘80, in cui non ero ancora nata perché sono dell’86. Tuttavia, durante l’infanzia seguivo spesso mio padre nei suoi luoghi di lavoro, lo stadio Friuli, la ZetaColor, Cosmo, i camion, gli schermi, le motocross, le formula uno… Questo era, in sintesi, ciò che riguardava la famiglia paterna, dall’altra parte mi divertivo con i nonni materni nelle campagne del Lazio, perché mia mamma era originaria di Viterbo, il nonno aveva una grande campagna a Tuscania. La nonna materna era una musicista e cantavo sempre allegramente con lei. Avevano tutti delle grandissime ville, in cui correvo, andavo in bici, pattinavo e giocavo assieme a mia sorella, ai cugini, agli amichetti.”

La tua vita è un bel messaggio di speranza per tanti, complimenti….“Grazie…” Quali i tuoi progetti futuri? Certo che con questo Covid-19 la tua attività concertistica ha dei problemi?
“Beh, a prescindere dal Covid, quest’anno ho frequentato un corso di grafica professionale a tempo pieno, quindi non ho trovato il tempo per fare altro, infatti sono riuscita ad andare poche volte a suonare in orchestra, magari vedrò il prossimo anno.”

La vita è dura. Come affrontarla? Bisogna essere positivi, pessimisti oppure realisti? “Cambiando il proprio modo di vedere, sembra un cosa difficile a cui credere, perché siamo abituati a dar la colpa a tutto quello che ci accade ma quello che accade lo fa e basta. Ci sono situazioni molto difficili che spesso non possiamo cambiare, ma se riusciamo a cambiare i nostri approcci negativi in relazione ad esse, vedendole come cose accadute per maturare in meglio, saremo sia positivi, sia realisti.”

C’è una frase che ti identifica, che fa capire che persona sei?
“Il pentagramma si riempie di note, dove ciascun angolo di mondo trova il suo spazio.”

Pagina ufficiale su Facebook https://www.facebook.com/giuliamazza86

di Emanuele Gentile