Doppio silenzio dei segni Il mondo di chi è sordo
La Nazione del 18/06/2021

La psicopedagogista Tiziana Cecchinelli racconta esperienze concrete in forma di romanzo seguendo la storia di Matteo dall’infanzia all’età adulta

LA SPEZIA. A volte, più degli occhi e delle parole, a raccontare il mondo che sta fuori di noi sono i segni. Per questo bisogna «ascoltarli» e interpretarli. Sono proprio loro, i segni, con le premonizioni e i messaggi cifrati e un po’ misteriosi, che ci aiutano a cogliere le traiettorie e il senso della vita. Per questo, forse, “Il doppio silenzio dei segni”, l’ultimo romanzo di Tiziana Cecchinelli, scrittrice e psicopedagogista spezzina, è «un libro che si legge chiudendo gli occhi, attraversando porte nascoste che si aprono solo al comando del silenzio dei segni». L’autrice conosce a fondo questo mondo, un po’ per esperienza personale (è figlia di genitori sordi) e un po’ per formazione professionale, visto che da anni è impegnata nell’ambito della disabilità e nella rieducazione della letto-scrittura nei bambini sordi. Come formatrice didattica e psicopedagogica collabora con scuole ed enti pubblici nell’intento di promuovere e sensibilizzare famiglie, insegnanti ed operatori socio-sanitari all’utilizzo della Lingua dei segni (nel 2015 ha pubblicato anche il manuale «La didattica in mano: la LIS come strumento operativo»). Tematiche, quelle legate alla disabilità, che il libro intercetta raccontando la storia di Matteo, dalla sua infanzia all’età adulta, e dei suoi rapporti con un personaggio misterioso e un po’ inquietante, Mario. Che in fondo altro non è che il suo doppio, il lato oscuro della sua personalità. Il libro, uscito a maggio da Erga Edizioni, è stato presentato in anteprima a Genova e a fine mese verrà proposto anche alla Spezia, nel corso di un evento pubblico. Tiziana, come si dipana il suo romanzo? «C’è una trama abbastanza solida, con un intreccio complesso. La storia inizia al tempo presente, nel momento in cui al protagonista va a fuoco la casa, una situazione che gli evoca, in un lungo flashback, un episodio dell’infanzia legato al fuoco, con la comparsa di un personaggio un po’ disturbato che lo accompagna lasciando tracce significative nella sua vita». Romanzi e produzione editoriale a parte, quali sono le tematiche di cui si occupa maggiormente per ragioni professionali? «Mi concentro soprattutto sulla sordità, anche perché mi sto rendendo conto di quanta strada ci sia ancora da fare. La Lingua dei segni è stata riconosciuta come tale solo da poco, dopo quarant’anni, a differenza di quanto è avvenuto nella maggior parte degli altri Paesi. Riconoscere questa lingua è importantissimo, ma si tratta solo del primo tassello». Questo cosa significa? «Vuol dire che mentre nell’approccio con altre forme di disabilità siamo abbastanza avanti, per la disabilità uditiva purtroppo abbiamo ancora molto terreno da recuperare». Quali sono i punti di riferimento per chi abbia problemi di sordità? «Il principale è l’Ens, l’Ente nazionale sordi. Dal punto di vista della risposta sanitaria, la Regione Liguria ha recentemente messo a punto un protocollo per cercare, con l’Asl, di aprire l’accessibilità a servizi territoriali. E’ uno strumento però ancora sulla carta». Quanto è diffuso alla Spezia il problema della disabilità uditiva? «Personalmente posso dare un dato numerico riferito solo all’infanzia, i bambini sordi sono circa venti. Molte di più, ovviamente, le persone adulte». Quali sono i maggiori elementi di criticità? «La scarsa informazione delle famiglie è un aspetto molto diffuso e lo constato nella mia attività professionale. Le persone alle prese con questa problematica non sanno a chi rivolgersi, a chi chiedere un supporto, a parte il pediatra. E’ su questo fronte che credo si debba lavorare di più».

di Franco Antola