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Coronavirus, un cult le campane di suor Veronica: “Così traduco nella lingua dei segni le parole del Papa”.
Coronavirus, un cult le campane di suor Veronica: “Così traduco nella lingua dei segni le parole del Papa”.
CITTÀ DEL VATICANO – “Durante la celebrazione della Pasqua ho dovuto tradurre nella Lingua dei segni il suono delle campane. Le persone sorde, ovviamente, non le sentono. Ma io dovevo dire loro: sentitele! Gesù è risorto! E allora ho imitato un campanaro che tira le corde delle sue campane, tanto che mi hanno fatto poi anche una gif animata con il gesto. Io traduco nella Lingua dei segni, accompagnando le parole del Papa anche con il mio corpo, la mia postura”.
Suor Veronica Donatello, francescana alcantarina, 45 anni, abruzzese, responsabile del Servizio Cei per la pastorale delle persone con disabilità, è la religiosa che per Vatican media e Tv2000 traduce nella Lingua dei segni le parole del Papa durante le celebrazioni, gli incontri pubblici e tutti i momenti di preghiera. In questo tempo di pandemia, le sue traduzioni in simultanea vengono viste da milioni di persone. Tv2000, in questi giorni, ha raddoppiato l’ascolto medio raggiungendo l’1,43% di share con 5 milioni di contatti. “Siamo tutti nelle mani gli uni degli altri – dice citando José Tolentino -: in questo tempo poter pregare insieme, tutti, rende ancor più plastica e concreta questa consapevolezza”.
Da dove segue le celebrazioni del Papa?
“Da una camera di regia di Tv2000, che ripropone il segnale video da Vatican media. Ascolto il Papa e da lì traduco e partecipo. In simultanea, traduco la messa, i canti, gregoriano compreso. Questo per permettere una partecipazione attiva alla liturgia, accompagnando anche le parole in latino più difficili”.
L’abbiamo vista commuoversi durante una funzione.
“È così. Per me non è un lavoro. È la mia vita, esprime la mia vocazione. Mentre segno, prego, partecipo anch’io. Immagino dall’altra parte dello schermo le famiglie con i figli disabili che guardano e tutte le persone che hanno deficit di comunicazione. In questo tempo anche per le persone con altre disabilità sono stati sviluppati sussidi e strumenti che permettono una partecipazione attiva. Questa attenzione da parte della Chiesa in Italia è nata fin dal primo lockdown: la Cei ha fatto la scelta di rendere accessibili tutti gli eventi e i momenti di preghiera, Sussidi compresi. L’inclusione non è uno slogan, ma accade. Sul sito della Cei è stato reso fruibile tutto il materiale gratuito in più linguaggi per permettere alle famiglie e persone con disabilita di partecipare. Anche la liturgia, in questo senso, ha una grande capacità performativa. Io sono lì e sì, mi commuovo. Durante alcune stazioni della Via Crucis ho sgranato gli occhi, così anche durante la predicazione di padre Raniero Cantalamessa nel rito del Venerdì Santo”.
Cosa è accaduto in questi giorni di pandemia?
“Fin dalla prima fase di chiusura in Italia, la scelta della Cei è stata quella di accompagnare tutti, nessuno escluso, a vivere questo tempo nella prospettiva della prossimità e dell’inclusione. Con grande sorpresa il web ci ha aiutato a ‘fare rete’ oltre casa nostra! Ed è anche quanto avvenuto nella collaborazione con la Santa Sede. Il momento di preghiera presieduto dal Papa in Piazza San Pietro del 27 marzo è stato il primo evento reso accessibile, trasmesso a livello mondiale. Per tutti è stato un dono vedere persone che hanno inviato foto dall’Africa, dall’America, dall’Australia, da vari Paesi europei, in particolare dell’Est. Commovente l’immagine scattata da un operatore sanitario che lavora, in un reparto Covid di un ospedale, con dei sordi: mi ha inviato una foto con una stanza allestita con tablet al fine di permettere la partecipazione. Una delle sfide, oggi più che mai, è cogliere l’appello di Dio a creare ponti. Ognuno, del resto, come disse Agostino, ‘ha una porta per cui Cristo entra’. Ogni persona con disabilità, pur avendo un senso in meno ha gli altri sensi vicarianti che suppliscono e supportano. Il nostro compito è arare il terreno e facilitare le opportunità, ognuno con le competenze e le possibilità che Dio gli ha donato”.
Il Papa cosa le dice?
“Papa Francesco quando incontra le persone con disabilità è contento, parla di loro come maestri, amici, luoghi teologici. Quando incontra i sordi sa sempre come salutarli. Alza ambedue le mani e poi ha un’espressione del viso notevole. Col suo viso comunica tantissimo”.
Diceva che la lingua dei segni ha anche una sua postura in ambito religioso?
“Certo. Si accompagna la gestualità anche con il corpo per condurre l’altro nella comprensione. Durante la liturgia se la testa si abbassa, oppure se lo sguardo si alza significa che stanno accadendo cose diverse. Lo sguardo accompagna. Nella Lingua dei segni si usano non solo le mani, ma tutto il corpo, ed in particolare il volto. La nostra postura e il nostro modo di segnare costituiscono il ponte, aiutano a far entrare dentro la liturgia”.
Creare ponti, è questo il suo lavoro?
“Certamente. Diceva Jim Sinclair, una persona con disturbo dello spettro autistico: ‘Non ci aggiustate, ma lavorate con noi per costruire ponti fra noi e voi'”.
Come è arrivata a questo lavoro?
“La Lingua dei segni è la mia prima lingua. I miei genitori e alcuni miei parenti sono sordi. La disabilità fa parte della mia vita dal primo istante ed è un tratto di me. Penso e prego con la Lingua dei segni. La lingua italiana è per me la seconda lingua. Ho studiato sia in questo ambito che in ambito pedagogico-pastorale per poter servire la vocazione che il Signore mi ha dato. Attualmente sono specializzata in Lingua dei segni religiosa e con un gruppo di persone competenti, in questi anni, ci stiamo occupando di traduzione dei testi sacri e di supporti pastorali in video per accompagnare le persone con disabilità comunicative” tutto fruibile sul sito della Cei.
Perché si è consacrata a Dio?
“Nell’età dell’adolescenza mi sono allontanata dalla Chiesa, ne ero scandalizzata. Il Signore, da bravo corteggiatore, ha saputo trovare delle strade per arrivare a me, e sicuramente la disabilità è stata un ‘gancio’. Mi chiesero per le mie competenze un servizio in una parrocchia dove c’era un gruppo di persone disabili… e come accade in amore, frequentandosi, conoscendosi, ci si innamora. Il cammino di discernimento è stato lungo e serio e si è concluso con l’ingresso nella mia congregazione, le Suore Francescane Alcantarine: così ho sperimentato e sperimento tuttora che Dio è fedele nel far fruttare i talenti di ciascuno”.
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