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Centro IREOS – Spettacolo “Amaranto” di sabato 23 giugno
Si spengono le luci e un cartello bianco con scritto “Cappuccetto Rosso” annuncia la prima scena…..
E’ questo l’inizio dello spettacolo “La congiura dei cappuccetti silenziosi” che si è tenuto sabato 23 giugno presso il teatro Delfino di Milano. Questo spettacolo è il momento di chiusura del laboratorio teatrale che quest’anno ha caratterizzato l’attività del progetto Amaranto. Il progetto è rivolto a giovani e adulti sordi italiani e stranieri con particolari problemi relazionali.
Perché un’attività teatrale? L’attività teatrale è un “laboratorio” dove il corpo, i gesti e il movimento sono centrali. E’ un luogo nel quale è possibile muoversi, agire, creare ma anche mettersi in relazione, ascoltarle l’altro ed essere ascoltati, nel quale riversare paure, insicurezze e fatiche personali. Nel laboratorio ognuno ha uno spazio, un ruolo, una possibilità di espressione e tutti imparano ad avere un posto ma anche a lasciare che lo abbiano gli altri.
E’ stato un viaggio lungo un anno, fatto di sudore, fatiche, battute d’arresto, trasformazioni ma anche piccoli successi che sono in verità dei grandi successi, dove i punti deboli di qualcuno sono diventati dei punti di forza per tutto il gruppo.
La bella sorpresa che ha caratterizzato il percorso e soprattutto lo spettacolo finale è che sul palcoscenico molti dei ragazzi si sono trasformati; sono riusciti a far emergere delle parti di loro divertenti, a tratti comiche, hanno saputo rivestire ruoli molto diversi tra loro rendendoli credibili e così facendo hanno messo in scena uno spettacolo vero, reale, che ha fatto ridere il pubblico e che ha fatto dimenticare le difficoltà di ognuno.
Il gruppo dei ragazzi è formato da persone che, a seguito della propria storia personale, hanno sviluppato modalità di comunicazione differenti. C’è chi segna, bene o meno bene, c’è chi parla, bene o meno bene, e chi segna e parla, sempre bene o meno bene.
La sfida maggiore in questi anni è stata quella di trovare un modo di far comunicare queste diversità. Ed è per questo che la dott.ssa Gaggianesi, pensando all’adattamento di un testo (“La congiura dei Cappuccetti” di Stefano Bordiglioni) ha pensato a uno spettacolo senza segni e senza parole dove fossero davvero il corpo, le espressioni del volto e i “gesti”, quelli della gestualità di tutti i giorni, a parlare.
Ed è stato difficile! Chi segna fa molta fatica a usare “gesti” e non “segni” ma anche a chi parla viene automatico usare la voce….e quindi c’è stato tanto sforzo per uscire un po’ da se stessi e diventare qualcosa di diverso che però ha accumunato tutti. Immedesimarsi, diventare davvero il lupo o Cappuccetto Rosso, la mamma o il cacciatore…..tanti ruoli con sfaccettature diverse che necessitano un abbandono del proprio sé per diventare un altro. E se il risultato è stato un applauso generale significa che ci sono riusciti!
E in ultimo… l’importanza di cimentarsi in qualcosa in cui possano sentirsi bravi e competenti. La platea, piuttosto numerosa per essere un sabato pomeriggio assolato, non era composta solo da parenti o amici ma anche da famiglie della zona che, incuriosite dal titolo dello spettacolo, sono venute a vederlo.
Quanto è importante vincere le proprie paure e soprattutto la paura più grande, quella di esibirsi su un palcoscenico di fronte a numerose persone, in un teatro vero con tanto di poltrone e di luci. Non è da tutti e bisogna riconoscere che anche solo questo è un grande risultato.
Ma come sempre alla fine di uno spettacolo è il momento dei ringraziamenti e quindi anche noi ringraziamo il Pio Istituto dei Sordi, per il sostegno economico e morale al nostro progetto, il Teatro Delfino che ci ha permesso di utilizzare lo spazio sia per le prove che per lo spettacolo finale, le conduttrici del laboratorio Mariolina Gaggianesi e Sabrina Folli, i volontari e gli amici di Ireos che ci hanno dato una mano con scenografie e costumi, ma soprattutto i ragazzi che hanno voluto mettersi in gioco nonostante le fatiche che questo comporta e le famiglie che da sempre, da “dietro le quinte”, fanno il lavoro più importante per consentire a questi ragazzi di essere un successo!
Dott.ssa Raffaella Carchio