Bologna, dentro il Pio Istituto delle sordomute: dove il tempo si è fermato

Da 25 anni non c’è più l’ospitalità ma tutto è rimasto intatto: i banchi, il calamaio, le cartine geografiche, i gessetti, i quaderni, i lettini del dormitorio, la stanza della sartoria

L’interno dell’edificio (foto Nucci\LaPresse)
L’interno dell’edificio (foto Nucci\LaPresse)
La storia

Al primo piano quasi tutto è rimasto volutamente cristallizzato, come agli inizi e come in un museo: una delle camere che ospitavano le piccole studentesse, la stanza della direttrice, il laboratorio di sartoria, l’aula scolastica. Il viaggio indietro nel tempo è assicurato. La storia comincia nel 1845 quando il parroco della chiesa della Santissima Trinità di via Santo Stefano conobbe una bambina sordomuta, di famiglia molto povera e priva d’istruzione e decise di affidarla alle sorelle Ranuzzi, nobili parrocchiane. La contessa Giuseppina Ranuzzi accettò di formare una scuola speciale per istruire la ragazzina e altre cinque nelle stesse condizioni dedicandogli uno spazio nel palazzo di famiglia (già Vizzani, già Lambertini). E dopo cinque anni alla scuola si aggiunse il convitto. Nel 1857 (anno della visita di Pio IX a Bologna) fu acquistato il complesso conventuale di via della Braina con il grande orto, ancora oggi sede dell’Istituto. Nel 1890 divenne Opera Pia – ente morale, nel 2004 fu convertito in fondazione privata che ancora oggi mantiene lo spirito d’assistenza degli esordi. A presiederla è Vittorio Ranuzzi De Bianchi, discendente dei fondatori.

Il discendente

«L’ospitalità è finita negli anni Novanta – racconta – E ora la Fondazione si interessa oltre che di giovani sordomuti anche di ragazzi autistici, i cui casi aumentano in maniera progressiva, con l’assistenza di medici specializzati o tramite l’assistenza diretta nelle scuole». In più, «assieme alla Fondazione Gualandi, la nostra Fondazione si occupa dello screening neonatale dei bambini della provincia di Bologna per controllare che non abbiano difetti nell’apparato uditivo: un’esperienza nata nella nostra città e recentemente assorbita dalle strutture mediche di neonatologia a livello nazionale». Ancora oggi e «fin dai primi del Novecento – fa presente Ranuzzi De Bianchi – queste fondazioni aiutano il Comune con iniziative che avrebbe dovuto fare lo Stato, andrebbero studiate e supportate nello spirito in cui sono nate dai nostri avi bolognesi». Gli uffici della Fondazione sono al piano terra. Sempre al piano terra, qualche metro e muro più in là, è al lavoro lo chef Mario Ferrara che d’estate trasferisce il suo ristorante in questi spazi apparecchiando all’esterno, in uno dei giardini che ospitano anche oleandri, viti, melograni, albicocchi. Godere di questa cornice verde è sempre possibile, d’estate, prenotando un tavolo allo Scaccomatto.

Poche occasioni di visita

Per salire al primo piano, invece, bisogna essere fortunati, e chi scrive lo è stato durante uno dei due eventi che si svolgono ogni anno a maggio negli Orti di via della Braina: Peonia in Bloom e Diverdeinverde: il Pio Istituto solitamente non è aperto al pubblico.

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