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Alice, focacce ed entusiasmo nella Lingua dei Segni
ALICE, FOCACCE ED ENTUSIASMO NELLA LINGUA DEI SEGNI
Alice, questo Natale, ha avuto un piccolo Gesù Bambino tra le braccia.
Quando l’ho intervistata, pochissimi giorni prima dello scoppio della pandemia, aveva chiuso il suo racconto confidandomi la sua soddisfazione: «è vero che ho solo 24 anni e ho già realizzato molti dei miei sogni – mi ha detto – aprire la mia panetteria, sposarmi… ora vorrei allargare presto la mia famiglia».
E a pochi giorni dalla fine di quest’anno, la sua famiglia si è allargata davvero.
Se il 2020 è stato un anno durissimo per molti, per fortuna non lo è stato per tutti, almeno non del tutto. È un piccolo segno di speranza raccontarvi di Alice, oggi.
Siamo a Segrate, hinterland est di Milano, dove da poco più di un anno ha aperto una focacceria ligure. Ma ligure per davvero, dato che lo è la famiglia la gestisce. E chi ha anche assaggiato conferma.
Si chiama Alis, un nome che ne incrocia altri due: quello di Alice appunto, che è la proprietaria, e LIS, il nome della lingua dei segni italiana.
Alice Di Luca ha 24 anni e tutto di lei comunica il suo entusiasmo e la soddisfazione. La soddisfazione di chi aveva un sogno e non si è lasciato fermare dalle difficoltà, per quanto grosse potessero sembrare.
Lei, che ha studiato al liceo artistico, già prima della maturità aveva idea di quale fosse la passione della sua vita che voleva portare avanti: «all’esame di stato ho portato un progetto di design in cui ho presentato la focacceria dei miei sogni», racconta.
Ma poi non è stato semplice trovare un lavoro. Non lo è per nessun giovane in questa società, figuriamoci per una ragazza con una disabilità.
Alice, infatti, è sorda fin dalla nascita, «Ma io ho pensato: visto che nessuno mi dà un lavoro, me lo creo io – confida, mentre racconta come sono andate le cose – A casa abbiamo sempre avuto tanti amici a cene e feste in cui mia mamma, che è genovese, cucinava pizze e focacce. Io le ho sempre dato una mano e ho imparato da lei le ricette».
Capacità, sogni e coraggio: questi sono gli ingredienti della ricetta che l’ha portata, a settembre del 2019, a tagliare il nastro di Alis, il suo negozio dove dietro al bancone produce specialità liguri: «faccio focacce, pizze, farinata, focaccia al formaggio, torte salate, pesto, salsa di noci, pasta fresca».
Al lavoro insieme a lei ci sono mamma Irene e suo marito Davide, che l’aiutano ora in cucina e in negozio, e che l’hanno supportata quando, prima di aprire, ha dovuto lottare con la burocrazia, soprattutto considerando che per lei era praticamente impossibile l’uso del telefono.
«Tutto funziona perché è un gioco di squadra. La cosa più difficile dell’apertura è stata proprio la parte amministrativa, ma grazie all’aiuto di mia mamma ce l’abbiamo fatta – continua. – Ogni giorno affrontiamo problemi nuovi, ma in famiglia mi hanno sempre insegnato a trasformare le difficoltà in opportunità, e così ho fatto in modo che il mio problema diventasse il mio punto di forza».
In effetti, la particolarità della focacceria di Alice è proprio il modo di comunicare.
In tutto il negozio sono posizionati dizionari della lingua dei segni italiana e documenti utili a imparare qualche gesto con il relativo significato.
Due grandi foto di Alice in bianco e nero la ritraggono mentre mostra come chiedere la pizza o la focaccia. Sui muri sono appesi dei tabelloni con la traduzione del menù e altri termini gastronomici.
Tutto qui dentro invita a provarci, a non lasciarsi spaventare dalla difficoltà e mettersi alla prova comunicando in un’altra lingua.
Nemmeno il lockdown ha scoraggiato l’entusiasta Alice, che si è fermata solo per il tempo necessario. Appena hanno consentito l’apertura per le attività di ristorazione che potevano garantire la consegna a domicilio, lei e la mamma sono partite prima con le consegne a casa, e poi con la normale attività di asporto.
Ma durante il mese di chiusura, non è stata con le mani in mano. Mentre sui social spopolavano video e tutorial di attività da fare in casa e corsi da seguire, anche lei ha proposto i suoi video per insegnare la lingua dei segni, proprio come avrebbe fatto nel suo negozio.
«Quando entra qualche cliente nuovo io provo a capire quello che mi chiede, e contemporaneamente faccio segno che non sento – spiega la proprietaria. – C’è qualcuno che si impegna tantissimo a voler imparare, ogni volta, almeno un segno nuovo. È commovente per me vedere quanto entusiasmo c’è da parte di tante persone».
Storia raccolta per Scarp de’ tenis
Link: https://www.lapauranonfa90.it/2020/12/alice-focacceria-lingua-dei-segni/