SPECIALE ASSISTENTI ALLA COMUNICAZIONE

Regione Lombardia – Servizio di assistenza alla comunicazione

Alcune osservazioni del presidente di a.l.f.a. su quanto è emerso durante il primo incontro di monitoraggio

Lunedi 27 novembre si è tenuto il primo tavolo di monitoraggio sulla gestione di questo servizio, presso l’ufficio dell’assessore Francesca Brianza, come previsto dalle Linee Guida.

A questo tavolo il presidente di a.l.f.a. ha partecipato affiancando il presidente Alberto Fontana e il direttore Giovanni Merlo di Ledha. Erano presenti inoltre: il presidente dell Ens Regionale Renzo Corti con il consigliere Ortensio Olivo, Nicola Stilla, presidente del Consiglio Regionale della Lombardia dell’Unione Italiana Ciechi, affiancato dal consigliere Giambattista Flaccadori e dal segretario Roberto Aroldi, l’assessore Francesca Brianza(Assessorato Reddito di Autonomia e inclusione sociale) con il direttore generale Paolo Favini, Claudia Moneta, vicario del direttore generale, affiancati da Davide Sironi e Brunella Castelli.

Il ritardo con cui il servizio ha potuto essere attivato, *ha fatto sì, che nella maggioranza dei casi gli assistenti sono arrivati nelle scuole solo tra ottobre e novembre. Questo ritardo è stato inevitabile visto che, solo a luglio, le linee guida sono state pubblicate e l’incarico di gestire il servizio è stato affidato alle ATS che non ne avevano alcuna esperienza. Anche per molti dei Comuni che hanno avuto l’incarico di ricevere e controllare le domande, si trattava di una novità.

A fronte di questo ritardo, che ha certamente penalizzato molti alunni, dobbiamo però riconoscere che la Regione ha effettuato una vera e propria rivoluzione, unificando la modalità di gestione del servizio di tutte le province lombarde, assicurando così questo servizio anche ad alunni sordi che non avevano potuto averlo negli anni passati.

Alcuni ritardi poi sono stati dovuti anche a tardive presentazioni delle domande da parte delle famiglie. Abbiamo fatto presente che, per la città di Milano, molti di questi ritardi sono stati causati dal fatto che negli ultimi anni, a causa delle difficoltà finanziarie di Città Metropolitana, molte famiglie erano state autorizzate ad assumere direttamente gli assistenti alla comunicazione con un contratto di collaborazione domestica. Per garantire la continuità l’assistente, che aveva seguito l’alunno negli anni precedenti, ha dovuto iscriversi ad una cooperativa che, in qualche caso, ha accettato l’iscrizione solo quando ha avuto conferma che ATS avrebbe rimborsato il servizio.

Altre difficoltà sono emerse sulla documentazione presentata relativa alle diagnosi funzionali e alle certificazioni di alunno con handicap. Quasi sempre i funzionari del Comune o di ATS non avevano esperienza in materia.

Qualche criticità è emersa inoltre sulla possibilità di garantire un *numero superiore di ore* eccedenti rispetto  ai € 5.800 di contributo. Questo ha ritardato la presenza dell’assistente a scuola per gli alunni maggiormente in difficoltà per i quali è stato chiesto alle famiglie di portare ulteriore documentazione. Ci sono state famiglie che, per garantire l’assistente in classe fin dai primi giorni di scuola, hanno anticipato il pagamento dell’assistente, in attesa che il servizio fosse attivato dalla ATS. Molte di queste situazioni sono state comunque risolte anche se solo a fine novembre.

Rimangono comunque alcuni casi in cui il numero di ore concesso è inferiore a quanto richiesto dal PEI. Si è fatto presente che in questi casi le famiglie fanno ricorso al TAR. In genere vengono loro riconosciute tutte le ore richieste, creando una situazione di disparità tra le famiglie (non tutte sono in grado per motivi economici e/o culturali, di attivare un ricorso) e mettendo in difficoltà anche l’amministrazione che deve comunque erogare somme superiori a quelle preventivate.

La possibilità di avere l’assistente a domicilio, per alcune ore, anche se specificatamente richiesto nel PEI e comunque senza ulteriore contributo non è sempre riconosciuta subito dalle Cooperative e forse neanche da qualche funzionario di ATS. Le cooperative temono di non essere retribuite per queste ore a casa. Sarebbe forse importante che la Regione chiarisse ad ATS.

Il presidente Stilla ha sollevato perplessità sulla qualità delle offerte delle cooperative e sulla possibilità per le ATS di garantirne la qualità.

Su quali basi le ATS hanno proceduto all’accreditamento degli enti gestori? Per quest’anno, si sono preoccupate innanzitutto di garantire la continuità del servizio rispetto allo scorso anno scolastico, segnalando quindi gli enti gestori che negli anni precedenti avevano già offerto questo servizio.  Per le famiglie di a.l.f.a. alcuni di questi enti gestori hanno svolto con professionalità il loro compito durante gli scorsi anni scolastici.  ATS hanno inoltre accolto gli enti che si sono presentati con garanzie sufficienti sulla loro capacità di offrire il servizio.

Spetterà poi alle famiglie il vero monitoraggio della qualità dell’operato degli assistenti alla comunicazione in aula e del rispetto, da parte delle cooperative, di quanto hanno affermato di poter garantire.

Il direttore Paolo Favini ha tenuto a precisare che le Linee Guida garantiscono alla famiglia la libertà di scegliere la cooperativa a cui rivolgersi, nell’ambito di quelle riconosciute idonee da ATS. Una volta stipulato il contratto con la cooperativa è la famiglia stessa che vigila sul rispetto di quanto concordato. La qualità del servizio allora, mi è sembrato di capire, è garantita da Regione e da ATS solo per quanto riguarda la correttezza delle procedure stabilite dalle linee guida.

Non è esplicitato nelle Linee Guida il rapporto tra le ATS, gli Uffici Scolastici e le singole scuole, che pure sono responsabili di definire nel PEI i bisogni dei singoli alunni, in relazione ai quali si definisce il numero di ore da assegnare. Sono le cooperative che devono garantire il rispetto di queste necessità, perché quello che ATS convalida alle cooperative è il numero di ore e il contributo assegnato. Apparentemente non ha alcun ruolo rispetto al merito di quanto viene poi fatto dagli assistenti. E’ quindi chiaro che è la famiglia che deve vigilare sullo svolgimento del servizio e segnalare ad ATS eventuali problemi. Quando si dice famiglia si intendono anche le associazioni di riferimento.

Paolo Favini ha insistito su questa libertà della famiglia di scegliere, ma che cosa avviene nei casi in cui la famiglia non è in grado di fare e valutare una scelta?

Una volta predisposte e rispettate le procedure corrette, se le cose non funzionano si può fare *ricorso al Tar. *Solo però rispetto al numero di ore assegnate. Chi vigila, oltre alla famiglia, sulla qualità dell’intervento dell’assistente? Non tutte le famiglie sono in grado di farlo e per motivi economici e/o culturali non sono neanche in grado di attivare un ricorso.

Prima di Natale ci sarà una seconda riunione per predisporre in tempo le modifiche che si riterrà necessario apportare alle Linee Guida per assicurare la *presenza in classe degli assistenti* fin dal primo giorno di scuola del prossimo anno scolastico ed eventuali altre modifiche a garanzia della qualità del servizio.

Invitiamo genitori, scuole e cooperative a segnalarci al più presto le loro esperienze positive o negative ed eventuali suggerimenti. Sarà nostra premura comunicarli prima che vengano presi i provvedimenti relativi al prossimo anno scolastico.

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