Altre considerazioni su quel Testo Unico

Tra i vari commenti alle riflessioni pubblicate nel nostro spazio “Opinioni” e dedicate da Antonio Cotura al Testo Unico approvato al Senato, con il titolo “Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche”, abbiamo scelto quelli di Giuseppe Petrucci, presidente nazionale dell’ENS (Ente Nazionale Sordi) e di Dino Giglioli, presidente nazionale dell’ANIMU (Associazione Nazionale Interpreti di Lingua dei Segni Italiana), dei cui testi abbiamo estratto una serie di brani utili a un dibattito costruttivo sulla questione.

Ha suscitato varie reazioni l’Opinione da noi recentemente pubblicata di Antonio Cotura, presidente nazionale della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), intitolata Perché quel Testo Unico non va bene e dedicata all’analisi della Proposta di Legge AC 4679, approvata dal Senato il 3 ottobre scorso (e ora all’esame della Camera), come Testo Unico che ha unificato cinque precedenti Disegni di Legge (nn. 302, 1019, 1151, 1789 e 1907), inizialmente etichettato come Riconoscimento della LIS, e successivamente – vista l’ampiezza dei temi affrontati – rinominato come Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordo cieche.
Tra i vari commenti giunti in redazione, abbiamo scelto quello di Giuseppe Petrucci, presidente nazionale dell’ENS (Ente Nazionale Sordi) e quello di Dino Giglioli, presidente nazionale dell’ANIMU (Associazione Nazionale Interpreti di Lingua dei Segni Italiana), dei cui testi abbiamo estratto una serie di brani utili a un dibattito costruttivo sulla questione.
Nell’augurarci quindi che tale operazione di estrapolazione non abbia in alcun modo snaturato il pensiero degli Autori, ricordiamo che questa nostra operazione di presentazione comparata è a beneficio dei Lettori e frutto di una legittima scelta editoriale.

«Il testo attuale AC 4679 – scrive Giuseppe Petrucci – ha avviato il suo iter nel 2013 ed è frutto di un meticoloso lavoro di unificazione e limatura di numerose Proposte di Legge relative all’abbattimento delle barriere della comunicazione e al riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana, un testo che sin dall’inizio è stato elaborato per rispettare il principio del diritto alla libertà di scelta da parte della persona sorda e della propria famiglia, e tale principio è il motore che anima l’intera Legge. Lo Stato si deve fare garante dell’accessibilità di ambienti, servizi, risorse e della presenza e possibilità di poter scegliere le tecnologie e le modalità di comunicazione e interazione che per ogni persona sorda è più confacente al proprio percorso educativo e di vita. Se tale Proposta di Legge è stata, come si riporta nell’articolo di Cotura, “accolta con molto favore ed enfasi” da varie componenti della nostra società, forse è il caso di pensare che sia una buona proposta, sempre perfettibile come tutte le proposte».
Nel testo di Cotura, prosegue Petrucci, si dice che «nella Proposta sono contenute molte cose, il che non appare poi così negativo. Entrando nello specifico, ad esempio circa il fatto che la risoluzione delle criticità degli alunni sordi a scuola sia affidata all’introduzione di interpreti LIS “a prescindere – come scrive Cotura – dalla loro assoluta mancanza di conoscenze pedagogiche e didattiche, tanto per promuovere l’insegnamento LIS agli alunni udenti affinché essi aiutassero pretestuosamente i compagni sordi”, l’articolo 5 del testo relativo all’inclusione scolastica ha l’obiettivo di “garantire […] i servizi volti al sostegno e all’inclusione […] dell’insegnante di sostegno, dell’assistente alla comunicazione nel caso di alunni sordi e dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione nel caso di alunni sordociechi, dell’interprete in LIS e LIS tattile, di ausili tecnologici e di altre risorse e operatori che assicurino la piena partecipazione e l’accessibilità alle attività scolastiche ed extrascolastiche”. Cosa che ora non accade.
Inoltre si tiene “conto delle esigenze d’insegnamento della LIS e della LIS tattile agli studenti sordi, con disabilità uditiva in genere e sordociechi che abbiano optato per queste lingue [grassetti dell’Autore, N.d.R.]”: nessun compagno udente che aiuta compagni sordi, per quanto tale scenario inclusivo che tanto spaventa la FIADDA sia altamente auspicabile, già frutto del lavoro di eccellenza di numerose scuole con esperienze di bilinguismo Italiano/LIS».
«Il testo – continua Petrucci – si fa carico poi di assicurare proprio che le figure professionali che operano a diretto contatto con gli alunni sordi e con cittadine e cittadini adulti poi, seguano percorsi di formazione di qualità, garantiti e controllati dalla Pubblica Amministrazione. Nello stesso articolo leggiamo infatti “Al fine di disporre di professionisti debitamente qualificati per l’insegnamento della LIS e della LIS tattile e per i differenti ruoli di assistente alla comunicazione, di assistente all’autonomia e alla comunica-zione e di interprete in LIS e LIS tattile […] con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca […] sono determinati gli standard nazionali dei percorsi formativi per l’accesso a tali professionalità [grassetti dell’Autore, N.d.R.]. Peraltro se la Legge 104/92 garantisse già tutti i princìpi contenuti nel testo AC 4679 non assisteremmo alle innumerevoli criticità che ogni anno impediscono l’accesso a scuola degli alunni sordi, perché mancano norme e procedure chiare su modalità, tempi, responsabilità della presenza degli Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione, figure fondamentali per gli studenti sordi, qualsiasi sia il loro tipo di background e scelta linguistico-comunicativa».
E ancora, riferendosi alla seconda parte dell’articolo di Cotura, Petrucci scrive che esso «attacca anche il concetto di bilinguismo in quanto è “problematico e non facilita affatto l’aumento di competenza linguistica”, in barba a tutta la letteratura presente sull’argomento e alle esperienze di chi è cresciuto con esperienze di bi- e multilinguismo – dentro e fuori il mondo della sordità – acquisendo competenze straordinariamente ricche e complesse».
Conclude dunque il Presidente dell’ENS: «Se vogliamo dimenticare che la Convenzione ONU [sui Diritti delle Persone con Disabilità, N.d.R.] – esplicitando subito (articolo 2) che per linguaggio si intendono “le lingue parlate e la Lingua dei Segni, come pure altre forme di espressione non verbale”, in diversi passaggi (articolo 9, Accessibilità; articolo 21, Libertà di Espressione e Opinione, ed Accesso all’informazione; articolo 24, Istruzione; articolo 30, Partecipazione alla Vita Culturale, Ricreativa, al Divertimento e allo Sport) impegna gli Stati a riconoscere, promuovere, tutelare, diffondere, facilitare l’utilizzo delle lingue dei segni presenti nei Paesi che, come l’Italia, l’hanno ratificata, almeno non dimentichiamoci delle richieste delle persone disabili. Dietro le intenzioni di questo testo – perfettibile come ogni testo scritto da esseri umani – non vi è un lavoro da salotto, ma l’impegno e le voci di migliaia di persone sorde che sono scese in piazza dal 2014 ad oggi con sit in di protesta di fronte al Parlamento, petizioni e imponenti manifestazioni in occasione delle Giornate Mondiali del Sordo dell’ultimo quadriennio [grassetti dell’Autore, N.d.R.]».

Si esprime invece così Dino Giglioli, presidente dell’ANIMU.
«Non è la prima volta che mi trovo (quasi) pienamente d’accordo con Antonio Cotura e nel caso specifico condivido convinto il 90% delle argomentazioni che il Presidente della FIADDA sviluppa nel suo articolo. Auspico anche io che il Testo Unificato di cui si parla non venga approvato nella formulazione così prevista e che venga cestinato perché fuorviante, improduttivo ed inutile, se non dannoso.
È inutile una nuova Legge quadro esistendo già la 104/92 che, se adeguatamente messa in pratica, produrrebbe migliori effetti.
È una vera e propria presa in giro mettere nel calderone screening, scuola, lavoro, tempo libero eccetera, di tutto e di più riguardo ai sordi, salvo la clausola di invarianza finanziarie ovvero senza prevedere un euro di spesa.
Fuorviante il riferimento generico alle persone sorde che farebbero lievitare i destinatari dell’intervento ad un milione di persone, quando chi opera con i sordi sa bene che il numero è quello citato da Cotura, ovvero 43.507 indicativamente legato a coloro che sono certificati in base alla Legge 381/70.

Concordo sul fatto che ingenera confusione il citare l’Interprete di Lingua dei Segni nella scuola parimenti indicato insieme all’Assistente alla Comunicazione. In cosa si distinguerebbero l’intervento dell’uno e l’intervento dell’altro?
Giusto infine anche il riferimento alle buone prassi esistenti sul nostro territorio: ci occorre però ricordare che nelle buone prassi ci sono, oltre a quelle citate da Cotura, anche alcuni positivi risultati provenienti dall’utilizzo della Lingua dei Segni (Metodi bimodale e bilingue)».
«Passo ora ad affrontare quel 10% di Cotura che non condivido – prosegue Giglioli – e che riflette a mio parere un pregiudizio ancora non superato: non esiste una lobby degli Interpreti o dei fautori della Lingua dei Segni e se esistesse sarebbe piuttosto inconcludente, visto che in quarant’anni non è riuscita a fare approvare uno straccio di Legge sulla LIS.
Concordo però sulla confusione che si ingenera citando gli Interpreti LIS a scuola senza precisare che essi dovrebbero avere ulteriori competenze di tipo pedagogico e didattico. Anni fa in ANIMU, e anche in altre Istituzioni, si parlava di Interprete Scolastico intendendolo come figura di Interprete in possesso delle competenze aggiuntive necessarie per stare a scuola.
Altro pregiudizio consiste nel rappresentare la Lingua dei Segni come alternativa al linguaggio parlato. Non è così e solo alcuni oscurantisti “talebani del Segno” possono pensarlo: purtroppo questi non mancano sia nel mondo dei sordi e sia tra gli udenti che sono vicini, per convinzione o per interesse, alle istanze dei sordi.
Quello che qui si vuole evidenziare è che per lo scrivente la Lingua dei Segni è un prezioso ausilio affinché il sordo si impadronisca meglio, con maggiore facilità e con maggiori competenze, della lingua italiana parlata e scritta. Se chi maneggia la Lingua dei Segni nell’educazione dei sordi – insegnante di sostegno, educatore o assistente alla comunicazione che sia – non si propone come fine primario quello di fare acquisire al sordo la migliore competenza nell’italiano, sta sbagliando il suo mestiere ed è bene che se ne vada a casa in quanto fa più danni che altro».
«Purtroppo – conclude Giglioli – di incompetenti e maneggioni che si autodefiniscono esperti dei sordi ce ne sono anche tra gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione tra i quali navigano anche coloro che sostengono il diritto del sordo alla comunicazione segnata in ogni tempo e luogo all’interno della scuola. Non è così: occorre insegnare al sordo a camminare con le proprie gambe, ovvero con le proprie labbra e occorre anche dirgli che non può immaginare di andare ad un colloquio di lavoro con l’interprete a fianco, se vuole avere una minima speranza di essere assunto. Ma, e qui ritorno al punto marcando la differenza tra noi e la FIADDA, l’ANIMU ritiene che la Lingua dei Segni, se utilizzata con sapienza e competenza, possa aiutare la persona sorda a rendersi veramente autonoma».

Le varie posizioni attorno al Testo Unico AC 4679 rimangono quindi variegate, in particolare su alcuni aspetti. L’esame in Commissione alla Camera, intanto, procede, ma con l’incognita dei tempi (oltre che della copertura finanziaria): riuscirà il Parlamento ad approvare il testo prima dello scioglimento delle Camere?

Fonte: Superando.it del 15-11-2017