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Se il notaio inizia a parlare con le mani
Se il notaio inizia a parlare con le mani
Immaginate un giorno di quelli non qualunque. Un giorno speciale. È oggi. Siete nella sala d’attesa del notaio e a breve vi farà accomodare per concludere il rogito di acquisto della casa che avete sempre sognato e che dopo anni di lavoro e sacrifici finalmente sarà “casa vostra”.
Cambio di scena. La sala d’attesa è sempre la stessa, ma oggi siete lì per discutere delle vostre volontà testamentarie. Gli esempi potrebbero essere molteplici perché dal notaio ci si reca per decine di atti diversi, ma c’è una condizione sgradevole e particolare che vi troverete ad affrontare, tanto voi quanto il notaio, se siete sordo: la certezza della volontà.
Il notaio, si sa, è un po’ come il prete in confessionale. Ma se la confessione è un sacramento che se violato, nella narrazione del confessante da una parte e nel vincolo di segretezza del confessore dall’altra, avrà un proprio tribunale celeste e si spera il più tardi possibile, altra cosa più terrena e con più rapido giudizio interviene se il notaio manca di indagare la volontà della persona sorda o se la persona sorda male intende le disposizioni del notaio. A queste due difficoltà se ne aggiunge una terza che è anche la soluzione tampone che alle volte si rincorre: far presenziare una persona terza che funga da traduttore. In questo caso, però, se la persona è un familiare o persona affine la vicenda si complica poiché il notaio è tenuto ad esser certo che la il “traduttore” sia disinteressato all’atto.
L’INTERPRETE PROFESSIONALE COME FORMA DI TUTELA.
E a chi possa credere che situazioni del genere siano sporadiche eccezioni, ecco che a smentire arrivano i dati dell’associazione interpreti di lingua dei segni italiana (Anios) che ha rilevato come nell’83,5% del campione preso in esame tra i suoi associati il traduttore sia stato chiamato almeno una volta nel corso della propria carriera a offrire i suoi servizi presso uno studio notarile (di questi l’81% in relazione ad una compravendita d’immobili). Proprio da questi dati e dalla necessità di offrire maggior tutele alle persone sorde è stato siglato quest’oggi un accordo tra l’Anios e la Federnotai (il sindacato dei notai italiani ndr), in sintonia con le scelte del Notariato che sempre più dedica tempo e risorse che mettano al centro le tematiche sociali. La collaborazione tra le due sigle si sostanzierà già a partire dai prossimi mesi nella realizzazione di azioni congiunte che favoriscano il ricorso ad un interpretariato professionale per la stesura di atti e documenti in presenza di persone sorde. Questo favorirà una miglior applicazione della Legge Notarile che, in relazione ad atti che coinvolgano persone sorde, recita come l’interprete debba essere “persona abituata a trattare con il sordo, deve sapersi fare intendere da lui con segni e gesti, (…), deve essere capace di agire e non deve essere interessato all’atto”. Un ruolo, quello previsto dalla Legge, che se ricoperto dall’interprete professionale tende a ridurre di fatto il rischio di interesse rispetto all’atto e garantisce la comprensione alla persona sorda di intendere ciò che avviene attorno a lui e soprattutto le parole pronunciate dal notaio, e a quest’ultimo consentirà di poter indagare correttamente la volontà del cliente.
ASPETTANDO UNA LEGGE.
Ma l’accordo si spinge oltre la tutela in sede notarile vuole essere come affermano da Anios: “Una collaborazione che promuova l’equiparazione da parte dello Stato italiano della lingua dei segni ad ogni altra lingua diversa dall’italiano. Intanto questo è un primo passo per favorire davvero l’applicazione dell’articolo 3 della Costituzione Italiana che sancisce il principio di uguaglianza tra i cittadini senza differenze di condizioni personali, sociali e di lingua”. E quella dei segni senza dubbio è una lingua, che in Italia resta in attesa di un riconoscimento e che da tempo ormai ha sollevato un dibattito tra scuole differenti di pensiero.
C’è chi vorrebbe come strumento d’integrazione l’uso esclusivo della LIS e chi predilige l’approccio oralista-logopedista (questa scuola di pensiero chiede di investire su impianti cocleari e percorsi di riabilitazione per le persone sorde anche attraverso lo studio della lettura del labiale ndr) o chi come Sara Giada Gerini conduce una battaglia per l’utilizzo dei sottotitoli nella vita quotidiana. Il problema principale resta sul fronte politico la disattenzione dei diversi schieramenti verso una disabilità invisibile che ogni giorno incontra innumerevoli ostacoli. D’ora in poi, almeno, non negli studi notarili.
Fonte: InVisibili del 09-11-2017