Lingua dei segni? No. I non udenti umbri contro la legge-quadro

PERUGIA. Il riconoscimento della lingua dei segni (Lis) come lingua propria della comunità non udente e il suo insegnamento e uso in scuole e uffici è un passo indietro per la condizione delle persone audiolese in Italia. Lo credono gli esponenti dell’associazione Fiadda Umbria (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti delle persone Audiolese), che contestano l’approvazione, lo scorso 3 ottobre da parte del Senato, della «Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche». Per questo motivo una delegazione dell’associazione ha incontrato, il 25 ottobre i rappresentanti del Movimento 5 Stelle della Commissione Affari sociali della Camera, dove il testo deve ancora essere discusso. Secondo l’associazione, l’obbligo di apprendere e utilizzare la lingua dei segni potrebbe ostacolare l’inclusione sociale delle persone audiolese che hanno imparato a leggere, scrivere e parlare in italiano. «Questo testo ci riporta indietro di molti anni – spiega il vicepresidente di Fiadda Umbria, Mattia Liguori -. Tengo a precisare che non è l’Italia ad essere in ritardo rispetto al resto d’Europa, dove i sordi studiano in scuole separate, ma il contrario». Le attuali tecniche di intervento sulle persone con questo tipo di disabilità sono più efficaci e meno invasive che in passato: «Anche i bambini nati con una sordità profonda – continua Liguori – con un impianto cocleare possono sentire dei suoni e imparare così il linguaggio verbale». Inoltre, sottolinea Fiadda, una legge a tutela delle persone affette da disabilità esiste già, la 104. «Non c’è necessità di nuove norme: la 104 prevede già insegnanti di sostegno e assistenti di comunicazione che, oltre a conoscere la Lis, hanno competenze didattiche e pedagogiche. Questa nuova norma introduce la figura di interprete, ora presente solo all’Università, in ogni scuola e ufficio. Sembra più utile a loro che ai sordi». Non è della stessa opinione l’Ente nazionale sordi, che ha invece accolto l’approvazione al Senato del Testo Unico come una data storica. Secondo Fiadda sarebbe molto più importante concentrare gli sforzi per garantire la possibilità di effettuare lo screening audiologico neonatale in ogni ospedale d’Italia: «In Umbria si fa già e, come associazione, abbiamo collaborato con la Regione per definire i percorsi di riabilitazione successivi alla diagnosi precoce», conclude Liguori.

di Giulia Bianconi

Fonte: La Nazione del 03-11-2017