“L’argento ci ha dato visibilita’ L’Inno ha conquistato l’Italia”

LA PROTAGONISTA. L’allenatrice della Bluvolley è anche il Ct della Nazionale sorde che è arrivata seconda alle Olimpiadi.
Campedelli: «Questa medaglia è un risultato straordinario, che ha permesso al nostro movimento di farci conoscere: ora spero che potremo usare la divisa azzurra della Fipav»

SAMSUN. Non c’è testata giornalistica, sportiva e non, telegiornale o social network che non ne abbia parlato. L’inno di Mameli eseguito nella lingua dei segni da parte della nazionale italiana sorde alle recenti Olimpiadi svoltesi a Samsun, in Turchia, è diventato virale in pochissime ore. Suscitando commozione e ammirazione anche da parte di chi magari nemmeno sapeva esistesse questa competizione riservata agli atleti non udenti. «L’inno cantato ai Giochi dei sordi mi ha esaltato», ha detto lo scrittore Roberto Saviano. «Una sinfonia di gesti, una melodia silenziosa di mani e braccia. Ora lo so, questo è l’inno che mi piace, e mi piace molto di più di quello declamato con le parole». E così milioni di italiani hanno “scoperto” che l’Italvolley ha conquistato la medaglia d’argento, storico risultato per la compagine femminile allenata da Alessandra Campedelli, tecnico del settore giovanile di Calzedonia, forse colta in contropiede da tanta notorietà: «L’idea di rendere unico il momento dell’inno di Mameli è nata per un’esigenza tecnico-comportamentale della nostra squadra e non di certo con intento mediatico. Il momento in cui un’atleta canta l’inno nazionale è ricco di sfumature e significati. Per noi doveva essere, ed è stato, il momento in cui, prima di ogni partita, ogni atleta e ogni membro dello staff si mette a disposizione della squadra e la squadra intera entra in bolla e prende coscienza che è lì per rappresentare un’intera nazione e un intero movimento, quello dei sordi, ancora poco conosciuto». La presidente della Camera Laura Boldrini ha invitato la nazionale a venirla trovare alla Camera sottolineando «come queste ragazze, senza sponsor ma con dedizione e passione, dimostrano che si può essere uguali nella diversità». Piacevolmente sorpresa da questo invito e da tanta attenzione la Campedelli: «Andremo molto volentieri ad incontrarla per farle conoscere la Fssi e tutto il movimento legato allo sport per gli atleti sordi. Sarà sicuramente importante poterle raccontare dei nostri punti di forza e, accanto a questi, le nostre reali difficoltà nella speranza che possa darci una mano ad evolverci. Le nostre atlete, ad esempio, non sono professioniste. Servirebbe, quindi, un aiuto dall’alto per sensibilizzare i datori di lavoro e le scuole, per coloro che studiano, affinché possano rendere più agevole e meno problematica per le ragazze la partecipazione ai collegiali di preparazione». Alessandra ci credeva fermamente a questa medaglia: «Perdere la prima gara col Giappone, che poi ci ha sconfitto anche nella finale, ci è servito perché per lunghi tratti abbiamo giocato alla pari. Poi abbiamo realizzato il capolavoro contro gli Stati Uniti. Una gara perfetta che ci ha consentito di arrivare in finale dove, contro le nipponiche, c’è stato poco da fare. Ma la medaglia d’argento è comunque un risultato straordinario». E adesso ? «Questa medaglia ha dato la possibilità al nostro movimento di farsi conoscere, di essere meno “invisibile». Ciò ha una importante e concreta ricaduta per noi: nuove atlete che ora ci conoscono si avvicineranno alla nostra attività e quindi andranno a costituire una base maggiore per il reclutamento. Spero anche che la nostra medaglia possa invogliare la Fipav a riconoscerci come una nazionale di pallavolo vera e propria e che alla prossima manifestazione internazionale si possano vestire le divise che indossano le squadre azzurre Fipav».

Fonte: L’Arena del 02-08-2017