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Gran Bretagna. Con il linguaggio dei segni la poesia si mette in gara
Gran Bretagna. Con il linguaggio dei segni la poesia si mette in gara.
LONDRA. Il concorso, il primo dedicato alle persone con problemi di udito in Inghilterra, ha raccolto a Londra decine di concorrenti e ha riscosso notevole successo. In America si gareggia dal 2005.
Honesty Willoughby, di Bristol: decine i partecipanti alla prima edizione del concorso di poesia dedicato ai sordi.
Il vincitore muoveva le mani a volo, chiudendole e poi aprendole, proprio come le ali di una farfalla. Non una parola, soltanto gesti. Il suo poema racconta i movimenti dell’insetto senza un suono, soltanto con le dita. Così si fa poesia nel mondo dei muti, così si vince il concorso, il primo nel Regno Unito dedicato a chi scrive versi con le mani.
E’ la BBC a raccontare la prima competizione di poesia tra persone che non possono parlare della Gran Bretagna, che si è svolta a Londra. anche se l’idea arriva dagli Stati Uniti. L’evento si chiama “BSL Slam”, ovvero “British Sign Language Slam”, “Concorso di linguaggio dei segni”. Tra i poemi in gara uno si chiama “Black” e un altro “Smell” e c’è anche “Reasonable Adjustment”, ovvero “Adattarsi in modo ragionevole” con una mimica che fa capire che il soggetto non è contento della situazione in cui si trova.
Chi partecipa all’iniziativa mette un gettone nel contenitore con il nome del poeta preferito e alla fine si conta per scegliere il vincitore.
I gesti sono pieni di espressione e danno la forza del ritmo di una poesia letta ad alta voce. Ad arrivare terza è la ventenne Honesty Willoughby, di Bristol. Un video, sul sito della BBC, racconta la sua paura, ad andare in scena e la sua ricerca di un argomento adatto. Alla fine racconta con i gesti la storia di una donna che legge un libro per estraniarsi dal mondo che la circonda ma non riesce a isolarsi. I rumori e il ritmo della vita di tutti i giorni continuano a interromperla. Il concorso è stato organizzato per sostenere la charity dei cani di chi non può sentire “Hearing dogs for deaf people”.
di Silvia Guzzetti
Fonte: Avvenire del 21-07-2017