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Al Politeama una mostra sull’Istituto per sordomuti Pendola
Al Politeama una mostra sull’Istituto per sordomuti Pendola
POGGIBONSI. Una settimana dedicata al tema della sordità e alla volontà di includere e comprendere un universo comunicativo spesso ritenuto distante, ma che, visto con la lente di ingrandimento, in realtà così distante non è, anzi può essere facilmente accolto. Dal 20 al 29 gennaio, nel foyer del Politeama, verrà allestita una mostra con materiale fornito dall’Istituto per sordomuti Tommaso Pendola di Siena. Foto e oggetti simbolici che descrivono l’attività di questa organizzazione fondata nel 1828 dal padre scolopio Tommaso Pendola che si è distinta nel tempo come scuola per sordomuti e per insegnanti.
L’iniziativa é stata realizzata grazie a ASP, Istituto Tommaso Pendola, con la collaborazione dell’E.N.S. (Ente Nazionale Sordomuti).
L’occasione per questo approfondimento sul tema della sordità e sulla conoscenza di una realtà del territorio nasce dallo spettacolo Figli di un Dio minore, in cartellone al Politeama il 23 gennaio, che ha un cast composto da attori udenti e non udenti. Protagonista femminile del pluripremiato spettacolo è infatti l’attrice Rita Mazza non udente dalla nascita che è riuscita a realizzare il proprio sogno di recitare.
La storia dell’Istituto Pendola. Dopo l’approvazione granducale del suo progetto, nel 1828 il padre scolopio Tommaso Pendola (1800-1883) fondò a Siena una scuola per l’accoglienza e l’insegnamento ai sordomuti poveri di ambo i sessi. Pendola, genovese di nascita, dal 1821 si trovava a Siena come insegnante di matematica e fisica presso il Collegio Tolomei. Già interessato all’insegnamento per i sordomuti, egli fu introdotto al metodo “mimico”, basato sui segni e la scrittura degli abati francesi De l’Epée e Sicard, dai fratelli Celso e Teresa Bargagli Petrucci e che ebbe modo di approfondire durante un breve periodo trascorso di presso l’Istituto per l’educazione dei sordomuti di Genova del padre scolopio Ottavio Assarotti. Nel 1831, grazie alle oblazioni dei privati e a un mutuo senza interessi del Monte dei Paschi di Siena, fu acquistato l’ex Convento di S. Margherita in Castelvecchio, per dare degna sede all’istituto che fino ad allora si era insediato in locali presi in affitto. Il 13 aprile 1843, con un decreto del granduca di Toscana, a decorrere dal ’44, accorpò le funzioni del soppresso Istituto per Sordomuti di Pisa, fu riconosciuto e prese la denominazione di “Regio Istituto Toscano per sordomuti”. Per cercare di dare un futuro ai giovani che al diciottesimo anno di età sarebbero usciti dall’istituto, furono aperte, all’interno di esso, la scuola di disegno e le botteghe di calzolaio, sarto e falegname e, nel 1847, un laboratorio di “Stamperia” sotto la direzione di Luigi Lazzeri. Nel 1871, grazie a una visita a Siena del sacerdote comasco Serafino Balestra, reduce da un viaggio in Germania, Pendola si convinse della bontà del metodo “orale”, introdotto oltre un secolo prima da Samuele Heinicke, e largamente diffuso nell’ambito tedesco. Il metodo completava l’uso dei segni e della scrittura con quello mimico della parola che metteva in grado di parlare anche chi non poteva udire. Visti gli ottimi risultati, Pendola nel 1872 fondò, con i colleghi Giulio del Tarra di Milano e Giovanni Anfossi di Torino, la rivista “Dell’educazione dei sordomuti in Italia”, ancora oggi edita col titolo “L’educazione dei sordi”. Nel 1873 si tenne proprio a Siena il Primo Congresso dei maestri italiani dei sordomuti che valse a riconoscere piena autorità alla lettura labiale e all’insegnamento dell’articolazione contro la prassi dei gesti. Dal congresso nacque l’idea di una scuola per insegnanti specializzati che fu realizzata solo nel 1940 e che nel 1980 venne trasformata in scuola di specializzazione. Già in crisi per la diminuzione costante degli alunni, che venivano a poco a poco assorbiti dalla scuola pubblica, sin dagli anni Settanta, l’istituto Pendola ha affrontato la legge per lo scioglimento delle Ipab (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) del 1977 con lunghi passaggi istituzionali e giuridici fino all’elezione della nuova Commissione amministratrice del 1994 che ha portato all’elaborazione del nuovo Statuto del 1996. Lo scopo dell’ente vi viene ribadito pur nell’orizzonte di nuove prospettive: “il riscatto dall’isolamento e dalla emarginazione dei sordomuti e promuove qualsiasi iniziativa utile: alla loro istruzione ed educazione specializzata; alla loro assistenza; alla loro informazione e socializzazione; allo studio e prevenzione della sordità”.
Dal primo gennaio 2004 l’Opera Pia dell’Istituto Pendola e entrata a far parte della Azienda Pubblica di Servizi alla Persona – Città di Siena.
Fonte: Il Cittadino Online del 19-01-2017