Con quest’ultimo contributo pubblicato dal Messaggero Veneto, che ringrazio per l’ospitalità, si chiude questo breve ciclo di riflessioni sui temi dell’emergenza e della nostra capacità, come singoli o comunità, di rispondere per contenerne le conseguenze. Per fare questo sono partito da esperienze locali che però non sfuggono da un respiro ben più ampio.

Nel primo ho cercato di evidenziare l’importanza di considerare attentamente il tema dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze sul nostro vivere quotidiano. “Per questo”, ho concluso, “ognuno deve farsi a carico di un piccolo ma coraggioso impegno (…) anche su scala locale, che sappia diventare contagioso per tutti. Intanto il primo passo è certamente quello di essere pronti e preparati ad affrontare tali circostanze e in questo gli amministratori del territorio devono dare il proprio contributo verso la costruzione di una cultura che sappia preparare le comunità ad affrontare situazioni di questo tipo.”

Nel secondo ho affrontato il tema di come certe situazioni possono impattare sulla città e coinvolgere chi la vive, mettendo in luce l’importanza di avere un pensiero e una visione ben più ampi. “Da questo punto di vista”, ho evidenziato, “è fondamentale una visione globale della complessità quotidiana a varie scale e un coordinamento efficace tra tutti i protagonisti, dalle amministrazioni comunali ai cittadini (…).”

Il terzo l’ho dedicato al tema delle persone con specifiche necessità in emergenza, richiamando l’importanza di costruire una “comunità inclusiva”. Ho raccontato due esperienze “per aiutarci a capire l’importanza di pensare e pianificare la città, dagli spazi pubblici all’intimità della casa, affinché tutti la possano vivere con la massima autonomia e sicurezza. (…) per questo la risposta va pianificata considerando attentamente la capacità delle persone di rispondere attingendo alle proprie risorse. Ma se questo non bastasse una comunità inclusiva sarebbe certamente capace di aiutarle.”

Infine quest’ultimo, in cui attraverso gli interventi dei vigili del fuoco ho cercato di rappresentare i rischi quotidiani ma anche l’importanza di essere preparati ad affrontarli perché loro, i soccorritori, non arrivano subito e nel frattempo dobbiamo essere capaci di rispondere in autonomia. “Qui può fare la differenza la capacità di rispondere con modalità di autotutela, ma anche in aiuto degli altri. Giocano un ruolo fondamentale la risposta della comunità e la consapevolezza dell’importanza che il primo soccorso di vicinato può dare. Anche questa è cultura della sicurezza.”

E’ in qualche modo il mio stimolo verso la costruzione di una cultura della sicurezza di cui sentiamo un po’ tutti la necessità e penso che su questo tema ognuno debba dare il proprio contributo, dopo tutto siamo parte di una grande comunità.