Ha scelto la strada più lunga ma più importante, la sindaca di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, per presentare alla sua comunità la sua visione futura per il piccolo comune dell’Alto Jonio cosentino che amministra dal 2014: una progettazione partecipata alla quale ha chiamato tutti e tutte per una tre giorni che si è svolta nell’Antico granaio attiguo al Castello federiciano a mare.
Obiettivi: esclusione zero e coesione sociale. Il metodo: la messa a sistema di una serie di progetti singoli riletti in un concept olistico del comune che sposta il baricentro dall’economia marina stagionale ad una economia strutturata lungo tutto l’anno. Il modo: la co-progettazione con un Ente del Terzo settore, il Consorzio “Sale della Terra”, che ormai è una rete nazionale che ha nell’economia civile il principio ispiratore.
Una analisi swot collettiva su potenzialità e difficoltà del piccolo comune; una “passeggiata nei quartieri” (come la chiama l’etnografa Marianella Sclavi, ndr) per guardare Roseto con taccuino e penna critica in mano; l’ascolto di esperienze di successo in altri piccoli comuni; lo spazio aperto alla scrittura collettiva di un documento che si chiama “masterplan” ma si legge sogno condiviso del futuro desiderabile per il luogo in cui si vive.
Una cittadella di servizi gestita dai cittadini, un co-housing diffuso, riapertura di botteghe artigiane, spazi co-working, recupero del circolo velico, orti sociali: questi i principali desideri dei rosetani per ripensare l’economia che, dalla spiaggia sei volte bandiera blu, risalga, vicolo vicolo, fino al borgo medievale e coinvolga tutti e tutte.
Per progettare però, oltre ad una visione politica, occorrono visione tecnica e capacità ideativa. E Doriana Bollo (nella foto), a capo dell’Ufficio progettazione di “Sale della Terra”, ne ha da vendere. Trentadue anni, studi in sociologia, un passato da responsabile di gruppi di Azione Cattolica, dal 2019 lavora al fianco di Angelo Moretti, presidente del Consorzio “Sale della Terra” e Referente nazionale della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome (di cui Roseto Capo Spulico fa parte, ndr).
«Progettare un comune ad esclusione zero significa scommettere sulla capacità di una comunità di saper intrecciare legami di prossimità in grado di includere tutti, con particolare attenzione a chi vive condizioni di fragilità personale e sociale», dice Doriana Bollo, che aggiunge: «Viviamo in un’epoca in cui siamo virtualmente siamo “tutti connessi” ma non ci accorgiamo che esistono sacche di solitudine preoccupanti. Il lavoro di progettazione ha individuato gli strumenti di inclusione sociale come i budget di salute, le misure alternative alla pena detentiva, il sistema Sai di accoglienza e integrazione, il reddito di cittadinanza, i patti educativi».
Da Moretti, Doriana Bollo ha imparato che “tra un bisogno e un sogno c’è di mezzo un progetto”: «È proprio quando un progetto non resta più confinato sulla carta che si realizza tutta la sua potenzialità: in questi tre giorni esso ha preso finalmente il volto di Antonio, Sandra, Mattia, Rosanna e di tutti i rosetani che hanno scelto di mettere in gioco i propri sogni partendo dal loro genius loci», conclude la progettista che ha appena scoperto che la rosa damascena, fiore grazie al quale Roseto Capo Spulico è famosa, ha la tipicità di fiorire anche in inverno. Segno tangibile che qui tutto è possibile.
*Rete Piccoli Comuni del Welcome |