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Così il cinema e il teatro difendono la disabilità. Un’Accademia senza barriere
Corriere della Sera del 15/01/2023
L’ Arte nel cuore è la scuola di formazione, creata da Daniela Alleruzzo, da cui è uscito il film «Detective per caso». «Le professioni dello spettacolo possono essere molto inclusive, lavorando sul talento e non sul pietismo».
ROMA. L’Arte nel cuore. «Apostrofo e articolo per me sono importantissimi. L’arte è quella che i ragazzi hanno dentro: saper comunicare». I ragazzi di cui parla Daniela Alleruzzo frequentano la sua Accademia. «Una vera accademia di formazione artistica, con sbocchi lavorativi e possibilità di esprimersi come professionisti del mondo dello spettacolo». Nel 2005, quando ha fondato a Roma L’Arte nel cuore, «una realtà così per questi ragazzi non c’era». Perché molti allievi di Daniela sono anche giovani con disabilità varie, ma soprattutto sono ragazzi di talento entrati in Accademia per audizione. «Non volevo fosse un’isola felice, ma una reale opportunità». E siccome «negli anni arrivavano anche giovani con disabilità intellettive più importanti, cui dire di no era difficilissimo, ho aperto per loro un percorso Scuola». Così, mentre la Scuola è solo per allievi con disabilità, «l’Accademia invece è integrazione, perché il percorso formativo per me è valido quando possono confrontarsi anche con compagni normodotati, che spesso imparano molto da loro».
La disabilità è stata una chiave importante della vita di Daniela, sin da bambina. «Ho maturato così questa predisposizione per i ragazzi con disabilità», racconta. «Poi in un momento di crisi della mia vita, in cui non riuscivo a trovare un senso, ho iniziato un percorso di fede e ho sentito fortemente nascere dentro di me questo desiderio di dedicarmi a loro». Quasi una vocazione laica, cui Daniela ha risposto con la sua grande passione per l’arte e lo spettacolo, fino a fondare L’Arte nel cuore. «Tutti mi dicevano che era un progetto bellissimo, ma impossibile per i ragazzi con disabilità. Mi davano della visionaria. È stato un percorso tutto in salita, ma non ho mollato perché la mia fede mi spingeva a continuare, così come le persone positive che mi hanno aiutata sin dall’inizio».
Oggi L’Arte nel cuore conta 200 allievi dai 13 anni in su, 20 corsi (tra teatro, dizione, movimento scenico, commedia, canto, danza, musica, scrittura e sceneggiatura) e da 4 anni un’altra sede a Milano. Ed è un’Accademia di formazione per ragazzi senza barriere, dove la presenza di allievi con disabilità è riconosciuta come valore aggiunto anche dagli altri compagni. «Questo ci fa piacere, perché vuol dire che ci scelgono», commenta con orgoglio Daniela. Scelgono un percorso forse più complesso, che come ogni complessità è una ricchezza. Costruita sulla resilienza e sull’universo esperienziale che ogni persona con disabilità porta con sé, grande risorsa per il lavoro sul personaggio. «Facciamo emergere i ragazzi che hanno talento» sottolinea Daniela. «Se vogliamo abbattere pregiudizi e barriere culturali e mentali, dobbiamo lavorare sul talento dei ragazzi e non sul pietismo».
Scelti per merito
Infatti i risultati non mancano. L’esperimento riuscitissimo del film Detective per caso, il fumetto Four Energy Heroes, gli spettacoli al Teatro Olimpico di Roma (il prossimo, Il sogno di Sofia, il 21 giugno), i doppiaggi per Netflix e Disney. Ma il vero sogno – possibile – di Daniela Alleruzzo è che un giorno gli allievi dell’Accademia siano scelti per la loro professionalità anche per ruoli che prescindono dalla disabilità. «Per questo ho voluto fortemente un progetto come Detective per caso, per dimostrare che dove c’è talento non esistono barriere, come recita il nostro slogan. Ma l’Italia è ancora indietro, non è culturalmente pronta. Noi però abbiamo formato attori come Emanuela Annini, Giordano Capparucci, Alessandro Tiberi, che hanno una disabilità ma sono attori di tale talento che non la noti più. Sono bravi, allora perché non possono lavorare? Servono registi e produttori coraggiosi che investano in questa direzione».
di Ornella Sgroi