La Repubblica del 16/11/2021

I ragazzi di un istituto per non udenti di Riverside, nel sud della California, venivano derisi dagli avversari. La vista più sviluppata e i gesti consolidati permettono loro di anticipare le mosse dei rivali e di vincere tutte le partite. La conquista del campionato regionale non è più solo un sogno.

RIVERSIDE. La sordità indica la mancanza di un senso e lo sviluppo di un altro: la vista. E un altro ancora: la fratellanza. E un altro ancora: il senso del football. Fino a pochi mesi fa i Cubs, squadra di football di un istituto per “non udenti” di Riverside, nel sud della California, venivano presi in giro dagli avversari. L’allenatore di una squadra di volley faceva i versi alle loro spalle, un altro aveva spiegato ai suoi ragazzi quanto sarebbe stato imbarazzante perdere contro un team così. Adesso i Cubs vengono presi sul serio: in questa stagione sono imbattuti, hanno vinto tutte e undici le partite, sono a due gare dal conquistare il titolo nel campionato regionale.

Sarebbe il primo per la scuola nei suoi 68 anni di storia. I ragazzi di Riverside non solo vincono, ma spazzano via gli avversari. Nell’ultimo match, i Cubs hanno travolto i Desert Christian Knights per 84-12, risultato che sarebbe potuto essere più largo se la squadra più silenziosa del campionato non avesse fatto giocare le seconde linee nella ripresa. La storia raccontata dal New York Times apre uno squarcio su un mondo sconosciuto ai più, e dice molte cose: l’assenza di udito ha sviluppato nei giovani atleti la capacità di vedere, e anticipare, i movimenti in campo meglio di quanto possano fare avversari normodotati. Il loro codice fatto di veloci segni con le mani è indecifrabile per gli altri. Ma c’è un elemento ancora più importante: in un ambiente in cui non si urla, tra compagni che condividono la stessa sensazione, l’unione libera energie, produce effetti sportivi formidabili.

di Massimo Basile