Le Macchine Volanti del 12/11/2021

La tecnologia può offrire possibilità concrete per il benessere, l’inclusione e la sostenibilità sociale grazie al progresso scientifico – non solo in ambito medico – in ogni campo del supporto alla persona. Dai guanti robotici alle App con comandi vocali, l’innovazione diventa un alleato per le persone con disabilità.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 15% della popolazione mondiale, cioè oltre un miliardo di persone, è disabile. Un dato che non include i casi di disabilità temporanea come una “semplice” mano rotta o altre situazioni difficilmente monitorabili. Se consideriamo poi l’effetto che la disabilità ha anche sul gruppo allargato di familiari e amici, ci rendiamo conto di come questo tema riguardi tutti e quanto sia prioritario, soprattutto con la pandemia e con la crescita demografica, sviluppare tecnologie che riducano il divario digitale e funzionale.

Anche per questo motivo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità “si impegna ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità, in condizioni di parità con gli altri, l’accesso alle tecnologie e ai sistemi d’informazione e comunicazione e […] a promuovere l’accesso delle persone con disabilità ai nuovi sistemi e tecnologie di informazione e comunicazione”.

Si tratta spesso di interfacce persona-calcolatore realizzate a posteriori rispetto al prodotto iniziale. Esempi comuni sono i lettori di schermo, i display Braille, i sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), i dispositivi di puntamento alternativi al mouse.

Qualche esempio facilmente comprensibile di tecnologie assistive sono gli sviluppi recenti delle piattaforme di videoconferenza: Zoom ha rilasciato un sistema di sottotitoli automatico o manuale, Google Meet ha inserito nuove lingue a quelle già disponibili. Invece Slack, programma di collaborazione e di comunicazione asincrona utilizzato da molti team in tutto il mondo, ha migliorato la compatibilità con gli screen reader, rendendo più semplice la fruizione dei contenuti da quella di una fascia di pubblico che, prima, non sarebbe riuscita ad accedere in altro modo.

E il panorama si può ampliare anche ad altri tipi di servizi, come mostra TiminLIS, il servizio di assistenza tecnica inclusivo di TIM rivolto ai clienti sordi, per ricevere aiuto online, segnalare guasti ed essere guidati nella risoluzione di problemi utilizzando la Lingua Italiana dei Segni attraverso una videochiamata con un interprete collegato in tempo reale con un tecnico. Ancora, Project Relate, una nuova app lanciata di recente da Google per aiutare chi ha difficoltà nel linguaggio e fondamentale per fare in modo che l’assistente vocale possa riconoscere il parlato con dei difetti, traducendo il discorso di una persona, anche ripetuto più volte, in un linguaggio comprensibile per i dispositivi digitali.

Non parliamo solo di programmi e applicazioni, ma anche di oggetti intelligenti. Neofect ha sviluppato un guanto, una sorta di esoscheletro di polso, che può essere utilizzato per facilitare e aiutare nei movimenti quotidiani soprattutto per i pazienti colpiti da ictus. Il dispositivo è collegato a un software tramite il quale è possibile controllare i movimenti del paziente, valutare in tempo reale e regolare le attività svolte con l’obiettivo essenziale di migliorare la neuro-plasticità. Oggi circa 1 milione di pazienti sta seguendo questa modalità di riabilitazione. In altri casi il guanto può essere utilizzato anche per facilitare la comunicazione in quanto grazie a dei sensori installati sulle dita viene rilevata la posizione delle stesse e tramite un algoritmo è possibile avviare un processo di sintesi vocale.

Esistono inoltre i cosiddetti componenti adattivi, strumenti che rendono accessibile l’utilizzo del computer di casa, come per esempio le tastiere con dimensioni ridotte pensate per chi ha scarso movimento della mano e poca forza per digitare o con i tasti rialzati o ad alto contrasto per chi ha problemi di vista.

Come complemento naturale di questi componenti sono stati sviluppati il software di completamento delle parole, che aiuta a velocizzare il processo di digitazione e riduce il numero di battute, o un mouse che può essere controllato e direzionato con la bocca. O ancora l’eye-tracking che, seguendo il movimento degli occhi, permette di navigare all’interno del web e scrivere su uno schermo personalizzato.

Soprattutto grazie all’Intelligenza artificiale è inoltre ormai matura la tecnologia che permette di convertire il parlato in testo o al contrario il Text to Speech, leggendo il testo ad alta voce. È ciò che ha permesso la nascita della guida vocale di Google Maps, utilissima per chi ha una disabilità visiva perché rende i percorsi più semplici e sicuri. Oppure l’accesso vocale ai dispositivi, che permette anche a chi ha difficoltà di movimento di controllare i device con il solo uso della voce, per aprire app, navigare online, inviare una mail e scattare una foto. Una funzionalità ulteriormente sviluppata da DIVA, DIVersely Assisted, un piccolo dispositivo portatile su cui è presente un pulsante e un jack per permettere anche a chi non vede o non parla di accedere a servizi digitali come l’Assistente Google in autonomia.

Altre due app di grande utilità sono Tap See, che aiuta le persone con problemi di vista a identificare il mondo intorno a loro in modo più efficace. Semplicemente scattando una foto dell’oggetto – che sia una sedia, un tavolo, un bicchiere o un pezzo di frutta è possibile avere una descrizione dell’oggetto grazie alle capacità vocali dell’app stessa. La seconda è Dot, uno smartwatch in braille. Aiuta le persone con problemi di vista a svolgere una serie di compiti tra cui l’accesso ai messaggi, l’invio di tweet, l’uso dei social media e l’invio di e-mail.

Le possibilità tecnologiche sono illimitate. Rimane il fatto che fattori socio-demografici quali il titolo di studio, l’età oppure il reddito influiscono sulla percezione e l’adozione delle nuove tecnologie assistive. Queste, però, possono davvero migliorare la vita delle persone con disabilità, permettendo loro di realizzare (o di semplificare) le azioni quotidiane.

Le priorità su cui agire sono quindi molteplici. Rimuovere le barriere che impediscono l’accesso a queste tecnologie e incentivarne l’utilizzo attivo, per combattere il divario digitale e soprattutto per costruire prodotti e servizi adatti alle esigenze di ogni persona. Pensare, infine, ai progetti che guardano al futuro, quando le soluzioni saranno ancora più sofisticate grazie al continuo sviluppo tecnologico. Un segnale decisamente positivo, in grado di rendere ancora più facile l’inclusione e il senso di appartenenza sociale. In questo caso la tecnologia può fare la differenza.