Eventi Culturali Magazine del 22/09/2021

L’Articolo 6 della Costituzione Italiana recita: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Ma che cosa significa? Questo sintetico articolo si ispira a un significativo principio di rispetto della lingua parlata da una comunità e assume come dato di fatto che in Italia esistono minoranze linguistiche, ossia gruppi che non parlano l’italiano come prima lingua. Lo scopo di questo articolo è quello di evitare che la maggioranza nazionale possa limitare i diritti delle minoranze linguistiche che hanno tradizioni culturali e linguistiche differenti. E tra queste minoranze, CI SONO ANCHE I SORDI.

Eppure abbiamo dovuto attendere il 19 maggio 2021 affinché la Lingua dei Segni Italiana venisse riconosciuta come VERA LINGUA.
Tutti abbiamo il diritto di usare liberamente la LIS e finalmente, dopo anni di lotte e di proteste, adesso possiamo.
La comunità sorda utilizza la lingua dei segni italiana, la LIS, che viaggia attraverso un canale visivo- gestuale: i segni (LIS). La comunità udente invece utilizza la lingua vocale (la voce) che viaggia attraverso un canale acustico-vocale. La lingua dei segni è una vera e propria lingua, con una sintassi e una grammatica tipica, ed è utilizzata da una comunità segnante composta da sordi e udenti.

Ci sono tre tipologie di persone sorde, tre stili di vita: i sordi oralisti, che non utilizzano i segni ma la lingua vocale, avvalendosi molto della lettura labiale, facendo estrema attenzione a mantenere il focus diretto delle labbra; i sordi che usano una comunicazione bimodale cioè che fa riferimento alla lettura labiale ed utilizza l’ordine grammaticale dell’ italiano con un supporto segnico ed i sordi segnanti che comunicano e si esprimono attraverso LA LINGUA DEI SEGNI ITALIANA
Sordi di tipo diverso ma che ognuno a proprio modo, vivono la CULTURA SORDA.

Il concetto di cultura sorda è un termine che delinea contenuti di livelli cognitivi, espressivi affettivi, dove il ritmo, il valore, i linguaggi, i simboli, i segni sono modelli, e tecniche di comportamenti della mente e del corpo.
La cultura Sorda è il modo di vivere la vita dei sordi segnati, attraverso esperienze che siano in tutto e per tutto VISIVE: dal senso dell’humor al tipo di comunicazione, non “parliamo” solo attraverso le mani, noi ci mettiamo la faccia e tutto il corpo; Richiamiamo l’attenzione entrando nel campo visivo della persona interessata, applaudiamo (senza far rumore) solo agitando la mani al di sopra della testa e… ci sarebbero tantissimi altri esempi, ma per scoprirli tutti dovreste vivere e frequentare persone sorde. Perché lo scambio ed il confronto culturale sono fondamentali affinché una cultura, qualsiasi essa sia, rimanga vitale e possa raggiungere livelli sempre più alti.

Parlando di ricerca in tale ambito, non si può non ricordare che il precursore fu William Stokoe, uno studioso americano. Mentre fu solo nel 1979, un anno importantissimo, che nel CNR, Centro di ricerca di Neuroscienze, di Roma un gruppo di ricercatori sordi ed udenti capitanato da Virginia Volterra, grande linguista e ricercatrice nell’ambito delle neuroscienze, condusse delle ricerche sulla LIS sia sul piano lessicale che su quello grammaticale e sintattico.

Così come gli udenti raccontano, creano, parlano, usando suoni ed espressioni e modi di dire, ugualmente noi sordi abbiamo il nostro modo di esprimerci, la nostra cultura. Poi, con il tempo, questa lingua e questa cultura hanno avuto delle modifiche, sottolineando un’esigenza pratica più inerente ad una valenza grammaticale. Ormai non si può più ignorare la realtà della LIS, la sua utilità comunicativa tanto per i sordi quanto per gli udenti.

Ma la libertà di esprimersi, il diritto alle “pari opportunità” resta sempre limitato dai “servizi” in Italia. I cosiddetti “servizi” dedicati alle varie forme di accessibilità stanno lentamente aumentando, ed evolvendo, grazie anche alle nuove tecnologie, ma la verità è che manca ancora molto, troppo da fare e che, in alcuni casi, si sta addirittura tornando indietro rispetto alle conquiste fatte soltanto qualche anno fa. La chiusura delle scuole speciali e il conseguente inserimento dei bambini “disabili” nella scuola pubblica ha coinciso con un cambiamento epocale e con la nascita di una nuova figura professionale: l’assistente alla comunicazione. All’inizio tale ruolo era ricoperto soltanto da udenti che comunque disponevano di molte ore. Adesso invece si è compresa l’importanza della presenza, esclusiva o in affiancamento, anche di un assistente alla comunicazione sordo (un tempo chiamato “educatore”), indispensabile per aiutare il bambino sordo a costruirsi una propria identità. Nonostante ciò, le ore a disposizione sono via via diminuite, fino a diventare quasi un terzo delle ore di partenza: decisamente insufficienti, da qualsiasi punto di vista si voglia guardare la situazione. Infatti le ore effettive di un assistente alla comunicazione aumentano fisiologicamente se in una stessa classe vi sono più ragazzi sordi; viceversa rimangono invariate se nella classe vi è un solo ragazzo sordo. Questo significa che i giovani sordi si sentono in qualche modo “forzati” a seguire le scelte scolastiche della maggioranza dei sordi…chi è che vorrebbe trovarsi da solo a tentare, per esempio, gli studi di un Liceo Scientifico? Questo implica una potenziale esclusione delle persone sorde dai servizi presenti sul proprio territorio di nascita. Data la necessità oggettiva distare insieme ad altri sordi e sommare così le proprie risorse, forse dovrebbero essere i comuni a prendersi una responsabilità di coordinamento: potrebbero indirizzare le famiglie verso le scuole più vicine in cui vi siano già altri sordi. In questo senso si sente forte l’assenza di una gestione diretta, di un fare rete da parte dei diversi Comuni. Inoltre, all’Università c’è sì un interprete, ma ci sono comunque dei limiti legati, come sempre, all’esiguità delle ore a disposizione e della conseguente impossibilità da parte di uno studente sordo di vedersi coperte tutte le ore necessarie; per esempio, le attività extra, i laboratori, ecc. ne rimangono puntualmente esclusi. Data l’esiguità delle ore a disposizione bisognerà allora fare delle scelte. Il risultato sarà sempre un minore afflusso d’informazioni proprio laddove invece ne servirebbero di più, laddove sarebbe fondamentale avere anche una vera e propria mediazione culturale. Se a questo si aggiunge il fatto che i bandi delle varie scuole o istituti escono sempre in ritardo e che, quindi, gli assistenti alla comunicazione o gli interpreti vengono chiamati ad anno scolastico già iniziato, si può immaginare quale disparità vi sia, nella prassi, tra la formazione di una persona udente e di una sorda. I sordi hanno tutto il diritto di ricevere un’istruzione di qualità che proceda in parallelo a quella degli udenti. Dov’è il diritto di uguaglianza dei cittadini, sancito dalla Costituzione, se ai bambini e ai ragazzi sordi finiscono per arrivare informazioni in quantità e qualità minori rispetto agli udenti?

Anche la programmazione televisiva sottotitolata in italiano è scarsa… ma d’altra parte la nostra televisione ha perso già da tempo la sua antica funzione formativa. I pochi “servizi ponte” attivati sono comunque, gioco forza, legati all’italiano, viceversa una piena accessibilità è garantita soltanto da un interprete LIS. Le nuove tecnologie in questo ci vengono in aiuto: è possibile infatti contattare gli interpreti tramite videoconferenza, attraverso i computer in dotazione agli uffici pubblici, o attraverso i tablet o i telefoni cellulari; potrebbe addirittura diventare un servizio già installato all’interno degli apparecchi di ultima generazione, pronto per essere usato da chiunque in qualsiasi circostanza. Questa opportunità, se ben utilizzata, rappresenterebbe una risorsa. Tuttavia, in situazioni più complesse, come in un tribunale, all’ospedale, ad un convegno, ad un seminario, nelle scuole, all’università, o durante le funzioni religiose, non si potrà mai prescindere dalla presenza fisica di una persona, di un interprete in carne e ossa.

Provate solo per un momento a non sentire, a non percepire nulla dall’esterno, prendendo forza solo dai vostri occhi, dalla vostra capacità visiva, selezionando dettagli di un mondo nuovo a voi “sconosciuto”, ma ricco di elementi particolari mai osservati prima, prendendo consapevolezza del corpo e del suo linguaggio…la buona notizia è che esiste anche la LIS: da ora in poi avrete un modo in più per comunicare!

Perché ciò che non viene capito, è che la mancanza di servizi, di totale accesso alle informazioni ed allo studio, limitano il nostro evolverci come persone. Limitano le nostre possibilità di accesso al mondo del lavoro nel quale le persone come me vengono comunque discriminate e “limitate” nel poter fare carriera o ambire a posizioni più importanti in contesti che siano esterni al mondo della sordità. Continuo ad incontrare persone che solo dopo essersi accorte della mia “disabilità invisibile” mi danno del “poverino” per il mio essere sordo, ma io non mi sento svantaggiato perché per me la sordità non è una disabilità. Io sono abile in tutti i sensi: ragiono, lavoro, mangio, cammino e vivo come tutti. L’unica cosa che non posso fare, è sentire.

Nel mondo “I sordi esistono!”
“Nella folla tutti camminano ignari.
La folla diminuisce. Tutti fanno finta di niente.
Sotto la lente attenta della ricerca genetica vengono scartate le parti difettose.
Nella folla tutti camminano ignari.
La folla diminuisce. Tutti fanno finta di niente.
Nessuno vorrebbe un figlio difettoso.
Nella folla tutti camminano ignari.
Un po’ alla volta la folla continua a diminuire. Tutti fanno finta di niente.
La lente attenta della ricerca scopre il gene dell’identità sorda. Via, via Possibile?
Nella folla tutti camminano ignari.
La folla diminuisce. Tutti fanno finta di niente
Nessuno vorrebbe un figlio sordo. BASTA!
Nel mondo i sordi esistono: DIRITTI PER I SORDI!
Io esisto: guardatemi!
Io vivo la mia quotidianità, ne sono capace. Io lavoro, ne sono capace.
Io posso avere una carriera, ne sono capace.
I sordi sono capaci di fare qualsiasi cosa.
I sordi hanno tutto il diritto di esistere.

di Dario Pasquarella

E così facendo arriviamo ad oggi, al 2021, reduci da una pandemia mondiale, che ci ha costretto dentro casa per un sacco di tempo. Una pandemia che ci ha permesso di comprendere i vantaggi della tecnologia e del telelavoro ma che ha messo “in ginocchio” tante persone come me: attori, artisti e lavoratori del mondo dello spettacolo. Per questo, in vista della Settimana Internazionale delle Persone Sorde e della GMS (Giornata Mondiale dei Sordi) di quest’anno, sto scrivendo quest’articolo, per ricordare a tutti che ci sono ancora lacune da colmare e che c’è sempre un punto di vista diverso che troppo spesso non viene preso in considerazione. Per dire al mondo che i sordi esistono ed hanno voglia di dire la loro e, con il nuovo

spettacolo COVID LIFE della Compagnia Arte&Mani Deaf Italy Onlus, metteremo in scena e rivivremo i cliché, il vivere la quotidianità con il “trauma” della mascherina (fidatevi per noi sordi è un vero handicap) e le varie fasi della pandemia, ma raccontandole anche dal punto di vista di una persona sorda. Torneremo finalmente a calcare il palco, torneremo a lavorare, perché anche le persone sorde possono, anche i sordi esistono …e resistono!