Trekking inclusivi alla scoperta delle stelle: Lis, mappe tattili e “plain language”
Redattore Sociale del 17/09/2021

Escursioni guidate lungo “il Sentiero dei Pianeti”. Organizzati dall’Associazione astrofili bolognesi, vogliono coinvolgere quanti più appassionati possibile. Elena Cipollone: “Al lavoro su una serie di buone prassi da condividere con i professionisti a livello internazionale” Il trekking inclusivo organizzato dall’Associazione astrofili bolognesi

BOLOGNA. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Lo scriveva Dante, ma è proprio quello che fa l’Associazione astrofili bolognesi, realtà istituita negli anni Sessanta ma attiva già tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, sotto l’ala protettrice dell’allora docente universitario. Ma il “riveder le stelle” degli astrofili bolognesi ha una peculiarità, curata e approfondita nel tempo: è inclusivo. “I nostri trekking sono aperti a tutti, le diverse condizioni di ognuno possono insegnare e offrire strumenti universali”, spiega Elena Cipollone della sezione Divulgazione inclusiva dell’associazione. I trekking partono dall’Osservatorio astronomico Felsina di Monte Pastore e si svolgono sul cammino storico della Piccola Cassia. L’ultimo evento, organizzato pochi giorni fa, si chiamava “Astronomia & Trekking sul Sentiero dei Pianeti” e ha previsto l’esplorazione di un sistema solare in scala 1 a un miliardo: il più grande dell’Emilia-Romagna.
Quali strumenti “inclusivi” vengono adottati? In primis, il cosiddetto ‘plain language’, un linguaggio semplice e chiaro, comprensibile anche da persone di origine straniera o con difficoltà cognitive. “Le pensiamo come fossero audiodescrizioni”, aggiunge. Poi ci sono le buone pratiche implementate grazie al programma nazionale “Stelle per Tutti” dell’Uai, l’Unione astrofili italiani e i supporti tattili, sviluppati grazie all’esperienza dell’Istituto per ciechi Cavazza e del suo Museo Tattile Anteros, i sistemi sinestetici, “che permettono a tutti di interpretare un meccanismo magari anche molto complesso. Il nostro punto fermo è che da ogni disabilità, da ogni condizione specifica, si possa trarre uno spunto adatto universalmente – continua Cipollone -. Le persone cieche, per esempio, ragionano in 3d e con il concetto di tempo (4d), mentre chi impara l’astronomia da un libro o un video, tendenzialmente, ragiona in 2d. Ragionare tridimensionalmente, invece, in astronomia aiuta moltissimo, per esempio quando si parla di eclissi e di fasi lunari. Insomma, il loro approccio ha dato una mano a tutti”. Tra i soci dell’associazione, una persona sorda, grande divulgatore: “Grazie a lui siamo riusciti a far breccia nella comunità dei sordi, spesso molto chiusa. Così proponiamo la Lis – e non potrebbe essere altrimenti, essendo stata riconosciuta come lingua nazionale -, ma anche la lettura del labiale, a seconda delle necessità”. Quanto alle disabilità motorie, “ci stiamo organizzando. La strada non è perfettamente pianeggiante, per questo stiamo pensando di dotarci di joelette”, le sedie a ruote da fuori strada che permettono a chiunque di cimentarsi in gite o corse grazie all’aiuto di almeno due accompagnatori. “Hanno prezzi poco abbordabili, ma si stiamo ragionando anche con le istituzioni. Insomma, guardiamo sempre avanti: gli stimoli ci arrivano anche da Itacà, il festival del turismo responsabile che ci ha aiutato a metterci in contatto con tante realtà che promuovono attività di svago e cultura per tutti”.
Il telescopio ‘in cupola’ nell’Osservatorio è firmato da Umberto Guidoni, l’astronauta italiano che ha partecipato a due missioni Nasa a bordo dello Space Shuttle: “In uno dei suoi viaggi ha visitato una stazione spaziale in via di costruzione. C’erano due moduli, uno americano e uno russo con sistemi chiamati a gestire tutte le variabili una volta nello spazio, sistemi progettati in maniera diversa. Il modulo americano è andato in crash, si sono salvati ‘rifugiandosi’ su quello russo. In quel momento, mentre ci raccontava la sua esperienza, ho capito il valore della diversità: se i due sistemi non fossero stati progettati diversamente, per loro sarebbe stata la fine. Così anche noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di mettere in pratica questa valutazione”.
Se la passione è ‘sconfinata’, non mancano i limiti, in primis economici: “Purtroppo non tutti i nostri trekking sono accessibili – ammette Cipollone -. Noi astrofili frequentiamo cerchiamo di tenerci aggiornati sulle ultime tecniche di divulgazione, poi ci sono le stampe 3d e le relative rielaborazioni. Ci muoviamo anche alla ricerca di fondi internazionali, ma spesso mancano fondi. Vorremmo fare di più, organizzare più visite: non ci arrendiamo, la strada è tracciata. Nel frattempo stiamo mettendo a punto una serie di buone prassi da condividere con i professionisti a livello internazionale”.

di Ambra Notari