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La Lis è lingua nazionale: riconoscimento “storico”
La Lis è lingua nazionale: riconoscimento “storico”
Redattore Sociale del 20/05/2021
La Camera ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto Sostegni, che all’articolo 34 “riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST)”. Ens: “Segno di civiltà e conquista non solo per le persone sorde, ma per tutta Italia”
ROMA. “La Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST)” e riconosce anche “le figure dell’interprete in LIS e dell’interprete in LIST quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione rispettivamente della LIS e della LIST, nonché nel garantire l’interazione linguistico-comunicativa tra soggetti che non ne condividono la conoscenza, mediante la traduzione in modalità visivo gestuale codificata delle espressioni utilizzate nella lingua verbale o in altre lingue dei segni e lingue dei segni tattili”: in poche righe, c’è la svolta che la comunità sorda invocava da decenni, con lotte, presidi, convegni e progetti. Ieri la Camera ha infatti approvato il disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione in legge del cosiddetto Decreto Sostegni, il cui articolo 34-ter è dedicato alle “Misure per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e l’inclusione delle persone con disabilità uditiva”.
Un successivo decreto definirà i percorsi formativi per l’accesso alle professioni di interprete LIS e di interprete List e le norme transitorie per chi già esercita tali professioni. Nel testo si legge anche che “per favorire l’accessibilità dei propri servizi, le pubbliche amministrazioni promuovono la diffusione dei servizi di interpretariato in LIS e in LIST, la sottotitolazione e ogni altra modalità idonea a favorire la comprensione della lingua verbale nonché iniziative di formazione del personale”. Infine, per favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità uditiva, si legge che “la Presidenza del Consiglio dei ministri promuove campagne di comunicazione”.
Per l’Ente nazionale Sordi, in prima linea da sempre nella battaglia per il riconoscimento, è un “giorno storico per tutti noi: l’Italia colma il grave ritardo che l’aveva portata ad essere l’ultimo dei Paesi in Europa a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni nazionale. Dopo una lotta pluridecennale, speranze deluse, battaglie in tutte le sedi, campagne di sensibilizzazione, sit-in, petizioni, convegni, progetti e imponenti manifestazioni di piazza e dopo questo periodo così complicato, che non ha fatto altro che mettere a nudo e amplificare le discriminazioni che vivono ogni giorno le persone sorde, siamo arrivati finalmente a questo risultato importantissimo, un segno di civiltà e una conquista non solo per le persone sorde, ma per tutta Italia”.
Come spiega il presidente dell’Ens Giuseppe Petrucci, “è un crocevia fondamentale e storico verso la piena inclusione delle persone sorde e l’abbattimento delle barriere della comunicazione, lo aspettavamo da troppo tempo. Oggi – ha continuato Petrucci – dobbiamo festeggiare, oggi siamo arrivati a questa legge di civiltà e uguaglianza che garantisce l’accessibilità, la libertà di scelta linguistico-comunicativa delle persone sorde e rappresenta il primo passo per garantire, finalmente, tutti i loro diritti di cittadinanza. Questa vittoria è dell’Ens, dei suoi dirigenti, dei suoi collaboratori, del suo personale e, soprattutto, di tutta la nostra comunità”.
Precisa però Petrucci: “Quello di ieri è stato un primo, gigantesco ed importantissimo passo, ora bisogna però plasmare un sistema attorno a questo riconoscimento porre regole chiare per i corsi Lis, per garantire assistenti alla comunicazione e interpreti sempre più preparati e con una formazione uniforme su tutto il territorio nazionale, vanno standardizzati i servizi, bisogna internalizzare gli assistenti alla comunicazione che fanno parte, di fatto, del ‘sistema scuola’, ma non ne sono parte integrante. Quello di ieri è stato un nuovo inizio non la fine”.
di Chiara Ludovisi