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Una Dirigente scolastica denuncia: “Essere sordo con il Coronavirus è un incubo nell’incubo”
Melfi Live.it del 04.04.2020
Una Dirigente scolastica denuncia: “Essere sordo con il Coronavirus è un incubo nell’incubo”
La testimonianza di Marilena Abbatepaolo che chiede che anche in Italia si producano dispositivi di protezione specifici per chi ha bisogno di leggere il movimento delle labbra.
Ci sono incontri nella vita che, nonostante le distanze, producono rapporti che vivono e arricchiscono continuamente. A me è capitata la fortuna di conoscere Marilena Abbatepaolo negli anni dell’università, quando lei era già abilitata all’insegnamento, ed era “transitata” tra le tante supplenze proprio nella nostra città, nella scuola media “Gaetano Salvemini”: si sorrideva delle scarpinate dalla stazione a scuola e viceversa, in anni in cui le circolari erano un miraggio, di alcuni “personaggi” mitologici della nostra città, delle esperienze accumulate con le famiglie e i ragazzi. Abbiamo mantenuto un filo anche negli anni successivi: lei è entrata nei ruoli della scuola, poi ha vinto brillantemente il concorso per Dirigenti scolastici ed è stata anche Assessore alla Cultura nel suo paese di origine, la bella Polignano.
Poi ieri ho letto un post che è stato un pugno allo stomaco: Marilena è sorda da diversi anni, ma questa sordità non le ha mai impedito di scalare, gradino dopo gradino, la scala verso il successo. Ma il Coronavirus può fare danni indirettamente di cui non ci rendiamo conto:
«Essere sordo con il Coronavirus – scrive Marilena – è un incubo nell’incubo. Non mi sono mai persa d’animo nella mia vita, ma da quando è scoppiato mi sembra di essere tornata ai miei 16 anni, quando tutto ebbe inizio. Anche allora la reazione fu: chiudermi al resto. Non sopportavo stare tra le gente. Dover vedere le labbra muoversi. Non capire. Preferivo stare sola.
Ed infatti a me questa quarantena non pesa. No, sono abituata al silenzio. Sono abituata a tutto questo. Ho spalle forti e larghe per affrontare questo. È quello che sta fuori che mi fa male oggi.
Certo, proprio così. L’opposto della maggior parte delle persone. Perché io oggi non posso capire nulla. Esco per la spesa e, diavolo della mascherina!, non mi fa leggere le bocche. Non le vedo le bocche. Non so nemmeno se parlano con me.
Sono uscita da casa con un foglio che ho mostrato alla commessa: non sento. Non parlarmi. Lei ha provato. Voleva vendermi i punti, poi non so che altro.
Le ho risposto: Voglio solo pagare e tornare a casa. E le ho mostrato il foglio con scritto: sono sorda. Non capisco.
Quella commessa mi ha guardata, ha letto il foglio e ha fatto di sì con la testa. Eravamo uguali, lei e io. Fragili allo stesso modo.
Arrivata a casa, mi sono guardata allo specchio. No, non sono mai stata così maleducata in vita mia. Stasera poi leggo una notizia che mi ha strappato un sorriso Ecco, una speranza mi si accende. Qualcuno si è ricordato di noi. Anche se è in America, anche se qui in Italia non arriveranno le mascherine trasparenti, qualcuno si è ricordato che noi sordi esistiamo. Mi domando se qualcuno a scuola ha ricordato che i sordi non possono fare la didattica a distanza. Qualcuno si è posto questo problema?
Attendo risposte. Per ora ho solo questa notizia».
La notizia di cui parla Marilena è di una ragazza, Ashley Lawrence, studentessa del Kentucky, negli Stati Uniti che ha cucito mascherine con una parte trasparente per lasciar vedere la bocca e aiutare la comunità dei sordi e degli ipoudenti.
Un pensiero poi va ai ragazzi che frequentano i vari gradi della scuola:
«Per nessuno è facile, ma penso a chi sta davvero male. Ai ragazzi sordi che devono combattere con la didattica a distanza. È una tortura per loro. Uno pensa che è più facile vedere un video, ma no, non è detto. Tante cose le diamo per scontate. Io spero con tutto il cuore che questo virus ci insegni a non dare nulla per scontato e ci ricordi che gli altri siamo noi».
La sensibilità dovrebbe far parte di tutti noi: condividiamo l’idea di Marilena e di questa studentessa americana perché anche in Italia ci si attivi in tal senso. Il 28 marzo da un istituto per sordi di Messina è partita la richiesta, ora al vaglio del ministero dello Sviluppo Economico, di produrre dispositivi di protezione specifici per chi ha bisogno di leggere il movimento delle labbra. Facciamo nostra questa battaglia, lo dobbiamo a tutti coloro che, come dice Marilena, vivono un incubo nell’incubo, l’incubo della incomunicabilità.
di Lucia M. M. Olivieri