Lingua dei segni e “identita’ culturale della comunita’ sorda”: tre giorni di studio

A Roma tre giorni di studio, ricerca e confronto, con il IV Convegno nazionale LIS promosso dall’Ente nazionale Sordi. Le precedenti edizioni a Trieste (1995), Genova (1998) e Verona (2007). “Manca ancora il riconoscimento ufficiale, ma aumenta la visibilità”.

ROMA. Il riconoscimento ancora manca, ma di Lingua dei segni come strumento di identità linguistica e culturale della comunità sorda si parla sempre di più: è un messaggio di fiducia, dunque, quello che Giuseppe Petrucci porta oggi al IV Convegno nazionale LiIS promosso dall’Ente nazionale sordi, di cui è presidente. Un appuntamento periodico, che quest’anno si svolge a Roma, presso il Seraphicum da oggi all’11 novembre, dopo il debutto a Trieste, nel 1995) e le successive edizioni a Genova (1998) e Verona (2007). Titolo di quest’anno: “La lingua dei segni italiana: una risorsa per il futuro”. Obiettivo: delineare il quadro attuale degli studi sulla Lingua dei Segni Italiana da diverse prospettive e approcci interdisciplinari e costruire una ulteriore dimensione di visibilità e consapevolezza del prezioso patrimonio delle lingue segnate e dell’identità linguistica e culturale della comunità sorda.

“Rispetto a qualche anno fa finalmente la LIS gode di una sua visibilità – ha riferito infatti Petrucci – pur mancando ancora quel riconoscimento ufficiale che le cittadine e i cittadini sordi e sordociechi italiani chiedono e attendono da anni”. A dimostrazione del grande e colpevole ritardo dello Stato italiano, nel 2017 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 23 settembre di ogni anno sarà la Giornata Internazionale delle Lingue dei Segni. “Lo scopo della Giornata – spiega Petrucci – è aumentare la consapevolezza sull’importanza delle lingue segnate nella piena realizzazione dei diritti umani delle persone sorde. Non dobbiamo poi dimenticarci che la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel lontano 2009 e non ancora applicata, in più punti invita gli Stati a promuovere e diffondere la lingua dei segni”.

Ricorda in questa occasione l’ENS le parole di Tullio De Mauro, che seppe evidenziare, nel mondo della ricerca linguistica di cui era esponente, la complessità e ricchezza delle lingue segnate: “Alla LIS va riconosciuto il ruolo di ‘lingua meno parlata’ nell’Unione Europea e in Italia, come del resto già avviene in alcuni paesi. Della opportunità e validità di portare apprendimento e uso del segnare nelle nostre scuole per alunni sordi, e per udenti, testimoniano già molte esperienze positive nelle nostre scuole di vario livello […] Qualche tempo fa – raccontava ancora De Mauro – un valente collega lamentava (almeno così pareva) che in Italia fossero censiti ben 36 idiomi diversi (italiano, dialetti, lingue di minoranza). Si potrebbe obiettare che trascurava le decine e decine di lingue diverse importate dagli immigrati. Ma, anche a limitarsi alle lingue insediate da gran tempo, bisogna che si rassegni e alle 36 aggiunga, trentasettesima, la lingua dei segni italiana”.

Un tema particolarmente caro alla comunità, come ha dimostrato la grande partecipazione alla Giornata Mondiale del Sordo, con oltre 5 mila persone in corteo, per chiedere a gran voce il riconoscimento della Lingua dei segni Italiana. Ora, l’attenzione torna alta con i tre giorni dedicati alla ricerca, al confronto e agli approfondimenti tematici sulla LIS nei suoi aspetti linguistici, sociali, pedagogici e in relazione alle principali discipline che da quarant’anni ne investigano la struttura, la ricchezza e l’utilizzo nella vita quotidiana delle persone sorde e sordocieche.

Fonte: Redattore Sociale del 09-11-2018